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C'è quello che fa i conti in tasca al governo e accusa: «Qualcosa non quadra»

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Quelloche «è una bella idea, però...» E c'è anche qualcuno che in silenzio, senza farsi scoprire, spera che il G8 all'Aquila si trasformi in una debacle senza precedenti. Una cosa è certa, l'idea di Silvio Berlusconi, ha spiazzato un po' tutti. Pd in testa. Tanto che il giorno dopo, i Democratici provano in tutti i modi a uscire dal coro celebrativo nei confronti del Cavaliere. Un'impresa al limite dell'impossibile. Dal resto del mondo, infatti, continuano ad arrivare attestati di stima nei confronti del premier. Al punto che il portavoce della commissione Ue Amadeu Altafaj Tardiu parla di «un gesto simbolico forte» mentre il commissario alle Relazioni Esterne Benita Ferrero Waldner si dice «sicura che l'Italia sarà in grado di rispondere alle sfide logistiche rappresentate dallo spostamento del summit». Se a questo si aggiunge il gradimento del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso («l'idea brillante, geniale è che tutto ciò che si costruisce per il vertice di luglio rimarrà, adattato, patrimonio del territorio») il quadro è completo. E al Pd non resta che cercare qualche spunto polemico. Ci prova Massimo D'Alema che, dopo aver vinto la regata «Roma per tutti» guadagnandone un'invidiabile abbronzatura, parla della proposta del Cav a margine della presentazione del nuovo palinsesto della «sua» Red Tv. A dire il vero, quando la giornalista gli chiede un commento, il lìder Maximo resta qualche secondo in silenzio. Poi abbozza una risposta: «Ho l'impressione che in Abruzzo abbiano bisogno più di aiuti, di stufette nelle tende, che di un G8. Io non so se il G8 porterà più benefici che problemi. L'idea dal punto di vista del gesto di solidarietà è innegabile, ma si deve organizzare perché porti più benefici che problemi». Concetto ripetuto, senza affondo polemico, ai microfoni del Tg4: «Si tratta di vedere la praticabilità di questa che per ora è senza dubbio un'idea brillante». E se lo dice lui, il resto del partito non può che accodarsi. «Ci auguriamo che l'arrivo delle delegazioni internazionali non comporti ritardi e non intralci la ricostruzione - spiega il vicecapogruppo alla Camera Marina Sereni -. Quanto ai risparmi, se veri, vadano tutti all'Abruzzo». «Mi auguro che il G8 all'Aquila aiuti quella realtà martoriata ad essere più forte - le fa eco il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti -. Noi guardiamo con rispetto alle decisioni che si stanno prendendo». Leggermente più critico Pierluigi Bersani: «Il governo dica al Paese come possono essere realizzate le condizioni reali per il trasferimento del G8 all'Aquila». E via così passano da Ermete Realacci («Mi auguro che la scelta non si traduca in un'operazione di pura propaganda») a Anna Finocchiaro («Dopo gli annunci è necessario ora sapere se esistono reali condizioni di possibilità che il G8 si svolga all'Aquila»), fino ad Enrico Letta («Tutto quello che può aiutare la ricostruzione non può trovare opposizione, ma il tema vero è capire come si può risarcire la Sardegna»). Certo c'è anche chi, come Giuseppe Fioroni, accusa Berlusconi di «poca attenzione e cura» per l'Abruzzo, ma la dichiarazione che più colpisce è probabilmente quella di Antonio Di Pietro. Anche il leader dell'Idv, infatti, simbolo dell'antiberlusconismo duro e puro, è costretto ad arrendersi all'evidenza: «Sarebbe una cosa bellissima spostare il G8 in Abruzzo se non fosse un'ennesima presa in giro. Il governo venga a riferire in Parlamento, dica dove stanno i soldi per la ricostruzione, chi li gestirà e con che tempi si realizzeranno gli interventi: di questo c'è bisogno non di spot elettorali». Così, mentre Pd e Idv rispolverano per un giorno il vecchio «ma anche» veltroniano, la sinistra radicale resta sola ad attaccare. «Il premier si comporta come un avvoltoio sulla pelle dei terremotati» tuona l'eurodeputato del Prc Vittorio Agnoletto. L'eccezione che conferma la regola.

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