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Napolitano difende la Costituzione

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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"Nacque - ha sottolineato - guardando lontano, e poggia sui valori maturati nell' opposizione al fascismo, nella Resistenza e fu concepita aprendosi alle imprevedibili evoluzioni e istanze del futuro". La Costituzione rappresenta "insieme lo spirito, l'impalcatura e la garanzia" della democrazia italiana. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ci tiene a ricordare come è nata la nostra democrazia e, parlando alla prima edizione della "Biennale della democrazia" a Torino, si scaglia contro i detrattori della Carta fondamentale della Repubblica, contro chi la considera obsoleta, e tenta ad ogni occasione, di dissacrarla. Ribadire tutto questo "non è superfluo - dice Napolitano - vista la leggerezza con cui si assumono oggi atteggiamenti dissacranti e si tende a mettere in causa un patrimonio di principi che ha costituito per l'Italia un'acquisizione sofferta". Proprio per questo, a giudizio del capo dello Stato, guai a considerare la Costituzione "una specie di residuato bellico, come da qualche parte si vorrebbe tal volta far intendere". Perché, insiste Napolitano, "la Carta che scaturì dall'Assemblea Costituente nacque guardando avanti, guardando lontano".   Napolitano ha insistito sul fatto che "la Costituzione non solo non fu mai intesa come manifesto ideologico o politico di parte ma nemmeno si limitò a formulare valori nazionali, storico-morali, unificanti": la Carta fondamentale della Repubblica è "architrave dell'ordinamento giuridico e dell'assetto costituzionale". In questo senso "essa va applicata e rispettata, non una volta per tutte ma in un processo inesauribile di adesione a nuove realtà, a nuove sensibilità, a nuove sollecitazioni". Per questo tutti devono rispettare i principi della Costituzione, compreso il potere esecutivo non varcando mai "i limiti che essa impone". Non significa che la Costituzione non possa essere modificata tant'è vero, osserva Napolitano, che "gli stessi padri costituenti vollero prospettare possibili esigenze e precise procedure di revisioni della Carta". Per ogni modifica non si parte da zero ma da almeno "tre tentativi di riforma": "Spetta ancora una volta al Parlamento pronunciarsi sulla possibilità di procedere in questa direzione, sugli obiettivi da perseguire, sul grado di consenso a cui tendere... Non c'è da ripartire da zero".

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