Napolitano: "25 Aprile, ricorrenza di tutti"
"La Resistenza fu un fenomeno che abbracciò tutta la nazione. Ci fu quella dei partigiani, quella dei militari e quella del popolo. Quindi è importante che quest'anno il 25 aprile sia celebrato in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo ricordando l'una o l'altra delle componenti della Resistenza. L'importante è che ci unisca la consapevolezza e lo stesso impegno per conservare i valori della Resistenza che si sono tradotti nella Costituzione repubblicana". Lo ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in merito alle polemiche politiche sui festeggiamenti nel giorno del ricordo della Liberazione. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano difende l'esperienza partigiana dai molti attacchi a cui, soprattutto negli ultimi tempi, è stata esposta. Il capo dello Stato parla a Forno di Coazze, dove si trova l'ossario che conserva le spoglie dei 300 partigiani morti durante la Resistenza in Val Sangone. E' importante dare peso all'unitarietà di tutte le espressioni che ha avuto la Resistenza ma senza svalutare o diffamare come purtroppo è accaduto e ancora accade l'esperienza partigiana che, piaccia o meno, dette un contributo fondamentale per restituire dignità, libertà e indipendenza al nostro paese". Napolitano insiste sulla necessità di "valorizzare tutte le componenti della Resistenza" e, come ha fatto fin dall'inizio del suo mandato, ricorda e celebra tutti i contributi che portarono alla liberazione del paese dal nazifascismo. "Fu decisiva in questa lotta l'eroismo delle formazioni partigiane - dice Napolitano - ma anche la componente popolare che fu rappresentata dalle sofferenze e dalle atrocità inflitte alle popolazioni civili" che comunque si distinsero per la loro "solidarietà attiva" con il movimento partigiano. "Non fu di minore importanza la componente militare" con i soldati che "nonsi piegarono" ma combatterono "eroicamente e si unirono alle formazioni partigiane". Infine il contributo del nuovo esercito italiano che Napolitano ricorderà proprio a Mignano Montelungo e "l'odissea dei 600mila militari italiani internati in Germania che respinsero ogni lusinga rifiutando l'adesione al regime repubblichino".