Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Ma il partito contesta già le liste di Dario

default_image

  • a
  • a
  • a

Infondo, spiegano a Via del Nazareno quasi con un pizzico di orgoglio, un grande partito discute e si confronta. Anche se c'è discussione e discussione. Quella intorno alle liste per le elezioni europee, ad esempio, rischia di essere dirompente. Il partito punta a confermare, nei numeri, i 24 eletti del 2004. Certo, allora la lista Uniti nell'Ulivo toccò il 30% con oltre 10 milioni di voti. Un dato che difficilmente il Pd riuscirà a confermare. Ma oggi le cose sono diverse. C'è lo sbarramento al 4% e qualcuno, come successo alle Politiche, potrebbe scegliere il «voto utile». Ma c'è anche l'astensione e non c'è dubbio che i malumori territoriali generati dalle scelte di Franceschini potrebbero contribuire a far crescere il numero dei delusi. Delusi che, nelle ore successive all'ufficializzazione delle liste, non hanno mancato di far sentire la propria voce. «Non votiamo queste liste» è stato l'annuncio shock del segretario nazionale dei giovani del Pd Fausto Raciti. «Avevamo proposto una rosa di nomi espressione di diverse realtà territoriali - ha spiegato - per dare il nostro contributo alla campagna elettorale. Siamo molto delusi. Nessuno spazio è stato riservato per i candidati indicati». Al Sud, invece, scende in campo la fronda «anti De Castro» con il segretario provinciale di Avellino Franco Vittoria che attacca: «Credo che in questo momento il Mezzogiorno e le questioni del Mezzogiorno meritino una personalità del Sud e non si capisce francamente dopo la non validità di candidare leader riconosciuti, presenze che oggettivamente pongono una miriade di interrogativi». Insomma se alle polemiche dell'ultima ora si aggiungono quelle esplose in Piemonte dopo la candidatura di Sergio Cofferati e quelle che nel Lazio hanno accompagnato la rinuncia del veltroniano Goffredo Bettini, il quadro è completo. E come se non bastasse continua il «fuoco amico» di Antonio Di Pietro che, anche ieri, non ha perso occasione per polemizzare. A dire il vero è stato Franceschini il primo ad attaccare: «Di Pietro e Berlusconi prendono in giro gli italiani candidandosi ad una carica che sanno di non poter ricoprire neanche per un giorno». Immediata la replica di Tonino: «Le elezioni europee hanno una valenza nazionale importantissima ed è per questa ragione che i leader di partito hanno il dovere di metterci la faccia in prima persona. Il Pd, invece, non ha il coraggio di affrontare di petto e contrastare la candidatura di Berlusconi, con i suoi massimi dirigenti. È un dato di fatto di cui prendiamo atto».

Dai blog