Italia contro Malta, Maroni scrive all'Ue
Lo scontro diplomatico scoppiato tra Roma e La Valletta si è spostato a Bruxelles. Da una parte il ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni, dall'altra quello degli Esteri maltese Tonio Borg e al centro il commissario europeo alla Giustizia Jacques Barrot. Italia contro Malta per stabilire chi dovesse concedere l'attracco nei propri porti al cargo turco Pinar che giovedì scorso aveva salvato 153 profughi trovati su due barconi in acque territoriali maltesi. Alla fine l'odissea si è conclusa a Porto Empedocle (Ag) dove sono stati prestati i primi soccorsi ai migranti. «Ragioni di carattere umanitario ci hanno indotto ad accogliere questi immigrati - spiega il ministro del Welfare - ma ora pretendiamo che la Commisiione Europea intervenga nel far rispettare le regole». Ma l'accusa nei confronti dell'isola del Mediterraneo è ancora più pesante: «Malta prende contributi come tutti i Paesi per fare interventi che poi dobbiamo fare noi», tuona Maroni. E così ecco pronto un dossier da inoltrare al commissario Barrot nel quale, oltre a fare un riepilogo delle posizioni tenute dall'Italia nella vicenda del Pinar, elenca tutti, almeno 600, «mancati interventi» da parte del Governo della Valletta nei confronti degli immigrati. Una «negligenza» che avrebbe costretto l'Italia a soccorrere circa 40mila persone che invece avrebbero dovuto essere ospitate nei centri maltesi. E, per renderre ancora più efficace la denuncia, compaiono, in allegato, i dati forniti dalla Guardia Costiera: solo nel 2008 i mezzi italiani hanno effettuato 186 operazioni in area SAR (Search and Rescue) maltese mettendo in salvo quasi 13 mila migranti a fronte dei circa 6 mila stranieri accolti nel 2007. Accuse che da Malta vengono immediatamente respinte. Il primo ministro Lawrence Gonzi ha fornito la sua versione dei fatti. Secondo il premier infatti il Pilar non ha soccorso gli immigrati «in acque territoriali» maltesi. Anzi, sono state proprio le autorità italiane, ad aver impedito al comandante del cargo, Asik Tuygum, di attraccare a Lampedusa, destinazione prescelta proprio dal comandante del cargo.Posizione condivisa dal ministro Borg: «Le accuse italiane sono un insulto. Malta ha sempre rispettato gli accordi internazionali». E, a proposito del luogo dove sono stati soccorsi gli immigranti, ha aggiunto: «Non è giusto che si metta in ballo un altro Stato tre volte più lontano da Lampedusa». Ed è proprio questo l'oggetto del contendere, chi doveva prendersi l'onere di accogliere quelle persone. Infatti il salvataggio della Pinar è avvenuto nel Canale di Sicilia in un punto a 41 miglia a Sud di Lampedusa, 80 miglia ad Est del porto tunisino di Sfax (destinazione finale del cargo, ndr) e 114 miglia a sud ovest di Malta. Nonostante però la lontananza dall'isola, ex dominio inglese, l'imbarcazione si trovava comunque all'interno delle acque territoriali maltesi che proprio per una prestesa derivata dall'eredità coloniale inglese, copre una superficie pari a circa 250 mila kilometri quadrati. Un'area grande 750 volte il suo territorio e che in alcuni punti, non quello in questione, si interseca con le acque territoriali di competenza italiana. Ora l'attenzione è posta tutta all'incontro annunciato per domani a Bruxelles tra Jacques Barrot, Roberto Maroni e il ministro dell'Interno maltese Carmelo Mifsud Bonnici per discutere del caso Pinar. Una notizia data dal vicepresidente dell'euroesecutivo Antonio Tajani che ha ribadito come dalla Commissione ci sia stato un «grande apprezzamento» su quanto fatto per aiutare i naufraghi, riprendendo così le parole di Barrot che però ha continuato: «Bisogna dare una definizione chiara delle norme del diritto marino internazionale per evitare che nell'incertezza le navi di passaggio non prestino soccorso ai naufraghi». «Non sento di dover intervenire nel caso scoppiato tra Malta e l'Italia» è invece la dichiarazione del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon che ieri aveva incontrato a La Valletta il premier maltese Gonzi.