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Europee, Franceschini punta sull'"usato sicuro"

Dario Franceschini

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Non si può dire che non ci abbia provato. Franceschini ha fatto l'impossibile per trovare dei nomi all'altezza delle elezioni europee del 6 e 7 giugno. Ma non è facile quando tutti i big del Pd, lui in primis, hanno già deciso di lasciare che siano altri a mettere la faccia su una sconfitta annunciata. Così, alla fine, si è accontentato di quello che c'era. I volti nuovi non mancano, ma l'«usato sicuro» la fa da padrone. Basta leggere i nomi dei capilista approvati ieri, assieme agli altri candidati (in totale 72), dalla direzione nazionale del partito. Nella circoscrizione Nord Ovest, la cosa era nota da tempo, ci sarà Sergio Cofferati che, meno di un anno fa, aveva rifiutato la ricandidatura come sindaco di Bologna per «motivi familiari». Con lui nei primi posti della lista ci saranno gli eurodeputati uscenti Patrizia Toia e Gianluca Susta. Tutt'altra musica nel Nord Est dove Franceschini ha offerto un posto d'onore a Debora Serracchiani, la giovane «contestatrice» friulana balzata agli onori della cronaca per il suo intervento critico all'assemblea dei circoli del Pd che ha fatto il giro della rete. Ma, forse per non eccedere nel nuovismo, anche qui il leader Democratico sfoggia un po' di «usato». Confermato il fratello dell'ex premier Vittorio Prodi, in cima alla lista ci saranno Luigi Berlinguer, ex ministro dell'Istruzione del primo governo Prodi e dei successivi D'Alema I e II, e Salvatore Caronna che, dopo una lunga gavetta in Emilia Romagna (comune di Bologna, provincia e Regione, oltre all'incarico di segretario regionale del Pd), spicca il salto verso Strasburgo. E arriviamo al Centro. Anche qui il meccanismo è un esordiente e due «matusa». L'esordiente è il volto del Tg1 David Sassoli, mentre i «vecchietti» sono Silvia Costa e Leonardo Domenici. La prima, assessore regionale all'Istruzione nel Lazio, ha sulle spalle tre legislature da deputata e una carriera politica iniziate nel 1976. Il secondo, dopo due mandati da sindaco a Firenze, dovendo far passare un po' di tempo (qualcuno fa il suo nome come prossimo candidato alla presidenza della Regione Toscana, ma si vota nel 2010), ha deciso di fare un salto in Europa. Conferma quasi scontata per Gianni Pittella che dopo aver guidato la delegazione italiana all'interno del Pse negli ultimi cinque anni, è pronto a confermarsi nella circoscrizione Sud. Qui, dove Antonio Bassolino non correrà (a rappresentarlo due suoi uomini di fiducia Andrea Cozzolino e Angelo Montemarano), il capolista sarà un altro volto piuttosto conosciuto: l'ex ministro dell'Agricoltura dei governi D'Alema e del secondo esecutivo Prodi, attualmente senatore e presidente della dalemiana Red, Paolo De Castro. New entry Rosaria Capacchione cronista del Mattino minacciata dalla camorra. Nelle isole, invece, il Pd si affida a Giovanni Barbagallo ex dirigente della Cisl e già deputato dell'Assemblea regionale siciliana. Ma soprattutto a Rita Borsellino che, dopo aver perso due elezioni regionali, è pronta per l'europarlamento. Con lei anche Francesca Barracciu, l'ex segretario regionale del Pd in Sardegna che, invisa ad una parte del partito, lasciò la poltrona alla vigilia delle regionali perse da Soru per evitare una spaccatura insanabile. Non tutti i mali, però, vengono per nuocere e una poltrona a Strasburgo può comunque essere un buon risarcimento per il sacrificio. Strappo alla regola poi per il sindaco di Gela Rosario Crocetta che, nonostante abbia già una carica pubblica (Franceschini aveva promesso che nessun amministratore sarebbe sceso in campo), verrà candidato come simbolo della lotta alla mafia. Ma, al di là delle considerazioni su chi farà il capolista, un altro dato balza all'occhio. I nomi che gli elettori del Pd si troveranno sulla scheda il 6 e 7 giugno sono l'esimplificazione di un partito che ha completamente archiviato la stagione veltroniana. Ex Ppi e dalemiani sono tornati a farla da padroni e c'è già chi dice che quello di ottobre sarà un congresso di facciata e che, alla fine, Franceschini verrà confermato da un patto tra le due anime fino alle regionali del 2010 (vero banco di prova per i Democratici). In fondo una guerra, oggi, non conviene a nessuno.

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