«Voglio fare un villaggio in legno»
Mette subito in chiaro un concetto: «Costruire male o bene costa uguale». E quella frase diventa una sorta di intercalare per tutta la chiacchierata. Lui è Andrea Pagano, uno dei più famosi costruttori di case in legno del mondo. A Mosca sta realizzando un villaggio in un campo da golf, a Crans Montana un altra struttura di più case. È romano, la sede della sua azienda è a Trigoria, alle porte della Capitale. E lo stabilimento della sua azienda, dove c'è la produzione, è Oricola, a due passi da Carsoli, provincia di L'Aquila. Insomma, Pagano si sente coinvolto. Tanto che è appena tornato a Roma dopo un tour nelle zone terremotate. Dottore, che impressione ha avuto? «Sconvolgente. In questi giorni abbiamo visto tante immagini in tv, ma esserci, vedere con i propri occhi è davvero impressionante». Che cosa impressionante? «La gente è sconvolta. Anche coloro che hanno la casa agibile non ce la fanno a rientrare nelle loro quattro mura». La sua azienda è stata chiamata per la ricostruzione? «Sono andato a fare un giro con l'assessore alla Protezione civile del Comune di Roma Fabio De Lillo. Siamo disponibili a intervenire perché ci sentiamo coinvolti. Il nostro stabilimento di Carsoli ha una trentina di dipendenti abruzzesi, ci sentiamo anche abruzzesi. Dopo la visita di oggi ci sentiamo doppiamente coinvolti». Quale potrebbe essere il vostro impegno? «Guardi, il discorso è che bisogna fare una scelta di fondo. Che cosa si vuole fare? Personalmente penso che non c'è nulla di più definitivo del provvisorio». E che cosa vuol dire? «Che non bisogna pensare a realizzare qualcosa che poi va smantellata tra qualche mese perché tanto resterà lì almeno un decennio. Tanto vale fare qualcosa di bello, che duri». Cioé? «Immagino una mini-Olgiata, un gruppo di case che resti. Si può pensare anche a un campus universitario che poi possa invidiarci il mondo intero». Dottore, ma quanto costerebbe? «Dipende. Dipende da dove si fa, come, con quali materiali. Mi rendo conto che noi siamo l'alta moda, sarei disponibile anche a fare il prêt-à-porter». Il prêt-à-porter delle case in legno? «Possiamo pensare a qualcosa di più economico, con legnami più economici. Possiamo pensare a impianti low cost. Possiamo immaginare tutto, vogliamo venire incontro a tutti. Non siamo disponibili a fare baracche, non è il nostro mestiere». Non sarà un lavoro gratis? «Stiamo lavorando per lasciare a L'Aquila qualcosa da donare. Un asilo, una scuola. Non so. Dopo una visita come quella che abbiamo fatto non si può restare indifferenti. Per il resto, siamo imprenditori: non possiamo lavorare gratis». Le sue case sono antisismiche? «Sono quattro volte oltre il livello antisismico. Ne costruiamo anche in Giappone. E ne abbiamo realizzate in Abruzzo una ventina. La mattina del terremoto ho chiamato tutti i clienti e fortunatamente non era accaduto nulla a nessuno. Anzi». Anzi? «Uno mi ha chiamato e mi ha detto: "mi ha salvato la vita, grazie". È stato commovente». E ora? «Torniamo a L'Aquila venerdì. Noi siamo pronti,speriamo di presentare il progetto al presidente del Consiglio».