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Archiviata l'inchiesta Berlusconi-Saccà

Saccà

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Non è successo assolutamente niente. Si rassegnino i nemici di Agostino Saccà e Silvio Berlusconi. I due hanno parlato al telefono. Hanno amabilmente conversato di attrici. Ma quello scambio di battute erano nient'altro che conversazioni irrilevanti. Non lo dice la maggioranza di centrodestra ma il gip Pierfrancesco De Angelis che, accogliendo le richieste della procura di Roma, ha archiviato le posizioni del presidente del Consiglio e dell'ex direttore di Rai Fiction in merito alla vicenda legata alla presunta raccomandazione di cinque attrici per la produzione di fiction tv, in cambio di un sostegno finanziario allo stesso Saccà. Archiviate anche le posizioni di Stefania Tucci, commercialista, e Giuseppe Proietti, consulente finanziario, a loro volta indagati per corruzione. Mentre il gip si è riservato di decidere sulla richiesta di distruzione delle intercettazioni allegate al fascicolo processuale. Le indagini erano state avviate dal pm della procura di Napoli Vincenzo Piscitelli e gli atti erano stati poi trasmessi a Roma per competenza territoriale. In sostanza con la decisione di ieri il gip ha accolto la tesi della procura romana che lo scorso febbraio sollecitò l'archiviazione dell'accusa di corruzione per il premier e per l'ex direttore generale di Viale Mazzini. Quindi nulla di penalmente rilevante quando, al telefono, Silvio Berlusconi, segnalava a Saccà il nome di Evelina Manna, o quando, sempre al cellulare, sottolineava le qualità professionali di altre «starlette» come Elena Russo, l'ex tronista Vittoria Ferranti, o Antonella Troise. Telefonate che, per la procura di Napoli, erano esempio di un sistema corrotto. Sull'argomento si erano esercitati in molti. Dai politici di centrosinistra pronti a cogliere la palla al balzo per attaccare il Cavaliere e il suo «conflitto di interessi», alla stampa che non si era lasciata sfuggire la possibilità di rendere pubblico non solo il testo delle conversazioni, ma anche l'audio. Per quelle telefonate Agostino Saccà ha subito un vero e proprio calvario che lo ha portato a un passo dal licenziamento (se la «cavò» con un trasferimento alla direzione commerciale della Rai. E non a caso, oggi, l'ex direttore di Raifiction si sfoga: «Anche se in ritardo la giustizia c'è e io lo avevo detto anche dopo i primi durissimi mesi. Il Gip parla chiaramente di "mera, fantasiosa illazione" a proposito della presunta corruzione e sulla base di questo io sono stato intercettato per sei mesi». Poi arriva l'affondo. «Quello che ora bisogna dire - aggiunge poi Saccà - è che in Rai è successo qualcosa di terribile, di orribile, di persecutorio: l'azienda infatti conosceva già dal gennaio 2008 la posizione del Gip e invece di difendere, non solo me personalmente ma Rai Fiction e la Rai tutta, da accuse di malversazione, ha preferito un'altra strada. Poteva risparmiarmi un calvario di un anno e quattro mesi. Ma contro di me ci sono stati tanti avventizi anche se l'azienda vera, già prima delle elezioni politiche, mi aveva difeso». Già prima che la richiesta di licenziamento promossa dall'allora direttore generale Claudio Cappon venisse bocciata dal Cda, infatti, il numero uno di Rai Fiction aveva ricevuto il sostegno di Giovanni Minoli, ma anche di registi come Liliana Cavani e Lina Wertmuller e di Lino Banfi, Beppe Fiorello, Carlo Lucarelli. Quasi un anno dopo c'è la prova che avevano ragione.

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