Viaggio tra le macerie della Casa dello studente
dall'inviatoMaurizio Piccirilli L'AQUILA Frammenti di vite perdute. Spezzoni di una umanità spazzata via in venti secondi. Tanto è durata la scossa assassina del 6 aprile che ha colpito soprattutto la comunità di studenti dell'Università de L'Aquila. La Casa dello studente dove i giovani alloggiavano si è piegata su un fianco. Ha ucciso. Altri sono fuggiti lasciandosi dietro le loro cose. Piccoli oggetti quotidiani, libri, vestiti. La spianata tra la caserma della Finanza e il perimetro della Caserma Pasquali è stato trasformata nel deposito delle macerie dell'ostello universitario. I reperti, quelli sequestrati dalla polizia giudiziaria, sono stati invece trasferiti in un deposito nella zona industriale di Pile. Numerati e classificati per essere poi sottoposti a tutte le perizie necessarie per accertare l'eventuale dolo. Insieme a quelli della Casa dello studente sono stati accastati anche pezzi di cemento e di muratura degli altri edifici pubblici: dalla Prefettura all'Ospedale San Salvatore, alla sede dell'Anas. Prelevati campioni anche da quel che resta dei palazzi di via XX Settembre e piazza Pasquali, dove si sono registrate vittime e dove le costruzioni, recenti, hanno ceduto in maniera impressionante. I palazzi da cui sono stati prelevati frammenti di macerie sono oltre una ventina. I consulenti scelti dalla Procura dovranno sottoporre tutto a perizie di carico e chimiche per accertare la natura dei materiali e la loro resistenza. Nella discarica a cielo aperto e senza alcun controllo, quel che resta di materassi, vestiti e scaldabagni si mescola con mattoni, frammenti di intonaco e pezzi di cemento. Sullo sfondo delle montagne abruzzesi con gli uccelli che svolazzano sembrerebbe un qualunque deposito di materiali inerti. Guardando da vicino si entra in quell'abisso di ricordi che riporta subito il pensiero alla notte del terremoto, agli sforzi dei soccorritori, alle grida e al pianto dei ragazzi che mentre albeggiava cercavano i loro amici sommersi da quella che un tempo era la loro «casa». Libri di Ingegneria, dispense di Economia. Libri di letteratura. E ancora, fogli di appunti e pupazzetti di peluche. Una cartella clinica, fogli strappati di un romanzo in lingua inglese. Quaderni dove forse qualcuno aveva scritto poco prima che il terremoto travolgesse ogni cosa. Tutto abbandonato al vento e alla pioggia che a tratti innaffia queste distesa grigia dove spunti di colore sono le copertine dei volumi, una coperta e quello che un tempo doveva essere una tenda o un maglione. La tastiera di un computer praticamente intatta tra pezzi di cemento da cui spuntano tondini di ferro. Una tombola, o meglio quello che resta della scatola che la conteneva. Una scarpa da ginnastica Nike «45» attorcigliata al filo di un mouse che penzola dall'alto della montagna di detriti. Termosifoni e oggetti personali a ricostruire quelle vite che si agitavano nella residenza universitaria. Pietre e massi legati assieme a libri con il logo dell'università. Quasi un monumento a quelle giovani vittime.