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Questa Cgil non aiuta chi lavora

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La deriva e il declino del più grande sindacato italiano pare inarrestabile: l'afflato "come azione di lotta Fiomina" per i sequestri di manager che si stanno attuando un po' ovunque in Europa, e poi, dopo poche ore, "il niet" sul tavolo con Confindustria per non firmare la nuova tipologia di contratti accompagnato dai due "diavolessi" Rinaldini e Cremaschi, non buoni compagni di strada. Così la Cgil si è isolata dal resto del sindacato finendo a fare la stampella dell'intera sinistra italiana, dopo la poco gloriosa manifestazione del 4 di aprile contro tutto e tutti. Eppure se guardiamo bene l'accordo sindacale tanto di buono e nuovo c'è e proprio stando dalla parte dei lavoratori. Intanto la famosa inflazione programmata nata e mal cresciuta nel 1993 finalmente è stata sostituita da un meccanismo più equo e aggiornato rispetto alla tutela del valore dei salari, che si incardinano su rinnovamenti triennali dei contratti sia per la parte retributiva che per quella normativa eliminando quello stress inutile e dannoso che consisteva nell'essere costantemente e sistematicamente in ritardo. Sistematicamente inchiodati al tavolo contrattuale, consumando il rito della trattativa faticosa come salvifica rispetto ai modesti risultati che oggettivamente si potevano raggiungere con un sistema sempre in rinnovo. La parte poi più valida dell'accordo è quella relativa alle potenzialità della contrattazione di secondo livello, che è senza dubbio la maggior opportunità modernizzatrice di questa riforma, legando l'aumento della produttività delle imprese al salario dei lavoratori, ridistribuendone i benefici e introducendo persino una clausola di garanzia per i lavoratori che non godono del secondo livello di contrattazione. Le parti sociali hanno voluto accettare la sfida di un nuovo modello che permetta al Paese di uscire dalla crisi economica attraverso la ridefinizione degli aspetti procedurali configurando la trattativa in maniera puntuale con l'obiettivo di rendere veloce la possibile conclusione dei contratti. Infine si è finalmente affrontato il nodo della rappresentanza poiché entro pochi mesi si dovrà concordare nell'ambito del diritto costituzionale le modalità di sciopero: le parti infatti dovranno individuare delle regole per misurare la rappresentatività, per valutare la reale forza dei sindacati. La soluzione più probabile sarà quella di affidare all'Inps un possibile ruolo di garante delle effettive tessere sottoscritte dai vari sindacati. Una buona scelta: peccato perché sarebbe servito avere insieme, in questa nuova stagione di storia italiana, una Cgil non solo conflittuale e antagonista.

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