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Mimun al Tg1, ma a fine mese

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Intanto, nel risiko della poltrone, una sembra ormai assegnata: Clemente Mimun sarà il nuovo direttore del Tg1. La decisione sarebbe stata presa durante il vertice di maggioranza che si è svolto ieri a Palazzo Grazioli (presenti, oltre al premier, i ministri Roberto Calderoli, Roberto Maroni e Andrea Ronchi,i capigruppo e i vicecapigruppo del Pdl al Senato e alla Camera, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti e il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani). A dire il vero i diretti interessati, anche a causa degli attacchi dell'opposizione, smentiscono che si sia parlato del nuovo organigramma di Viale Mazzini, ma l'argomento è stato abbondantemente toccato.  E Mimun avrebbe sbaragliato tutti i diretti concorrenti. Maurizio Belpietro, infatti, dovrebbe sostituirlo al Tg5, mentre il giornalista della Stampa Augusto Minzolini verrebbe dirottato alla guida di Panorama. Per l'attuale direttore del Mattino Mario Orfeo poi, si aprirebbero le porte del Tg2. Anche se c'è chi continua a nutrire qualche dubbio. Proprio questi dubbi, uniti ad un certo dibattito sui nomi di chi dovrà guidare le tre reti pubbliche, avrebbero convinto la maggioranza a compiere un supplemento di indagine. Nel frattempo il totonomine dice Mauro Mazza alla guida di Raiuno, la giornalista del Tg1 Susanna Petruni a Raidue, Paolo Ruffini confermato a Raitre (con Antonio Caprarica in pole per la guida del Tg3). Non dovrebbe arrivare a Viale Mazzini, invece, Carlo Rossella. Il presidente di Medusa Film sembrava veleggiare verso Rai Fiction ma, alla fine, su quella poltrona dovrebbe essere confermato Fabrizio Del Noce che avrebbe rifiutato il trasferimento a New York chiedendo di poter andare a Londra. Purtroppo per lui la piazza inglese è fin troppo intasata e, quindi, Del Noce dovrebbe restare a Roma. Per la direzione del Gr si parla di Antonio Preziosi, mentre Bruno Socillo dovrebbe assumere la guida della divisione radiofonia. Fin qui lo stato dell'arte. Anche se si sa, quando si parla di Rai, nulla è certo. Eppure un po' tutti assicurano che, arrivati a questo punto, solo un clamoroso colpo di scena potrebbe impedire il ritorno di Clemente Mimun. Già, perché l'attuale direttore del Tg5, classe 1953, è arrivato per la prima volta a Viale Mazzini nel 1983. Nel 1991 se ne va per fondare il Tg5, ma nel 1994 torna in Rai alla guida del Tg2. Otto anni anni dopo diventa direttore del Tg1 che lascia nel 2006. Nove mesi alla Testata Servizi Parlamentari (che sotto la sua direzione assume il nome di Rai Parlamento) e poi di nuovo via, verso il Tg5. Ora si torna a parlare del suo «ritorno a casa». E forse non è un caso. A conclusione del suo quarto anno alla guida del Tg1 i numeri parlavano piuttosto chiaro: l'edizione delle 20 aveva battuto nell'87,6% dei casi il diretto concorrente (1257 vittorie, 174 sconfitte, 3 pareggi) con una media di poco inferiore al 32% di share ed un distacco del 3% pari a 600mila spettatori. Anche l'edizione delle 13.30 aveva fatto registrare una crescita mentre la rubrica Dopo Tg1, ideata e condotta da Mimun, faceva registrare uno share del 25,9% pari a quasi 7 milioni di telespettatori. E forse proprio questo successo faceva dire a Sandro Curzi, allora consigliere di Viale Mazzini, che nella «sua» Rai il Tg2 sarebbe stato affidato all'opposizione e alla guida di Mimun («se non diventa direttore di rete»). Insomma, il direttore del Tg5 sarà anche, come sostiene qualcuno, un po' «usato». Ma è di certo un «usato garantito».

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