Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

I bambini: «Vivere in tenda è triste»

default_image

  • a
  • a
  • a

«Vivere qui in tenda è triste ma possiamo prendere questa cosa come un campeggio per rendere più felici i nostri giorni dopo il terremoto». È uno dei pensieri che Ilaria, 11 anni, quinta elementare, ha scritto nel tema a piacere che la maestra le ha assegnato nel primo giorno di scuola nella tendopoli di Poggio Picenze. Giovedì il via alle lezioni con il premier Berlusconi e il ministro Gelmini, più un happening che un debutto scolastico post-terremoto. Ieri tutti sui banchi: 22 nelle classi elementari, 12 bimbi nella tenda per la materna. Bambini ancora sotto shock ma subito impegnati dalle maestre che non hanno voluto assolutamente far andare il pensiero alla notte del terremoto, alla fuga dalle case. Martina, seconda elementare, otto anni, viene da Paganica ed è salita fino a Poggio Picenze per venire a lezione. «Ho disegnato il mio paese così come lo ricordo», dice con una vocina esile e un po' timorosa». Giordana, sei anni, anche lei ha fatto un disegno ma «l'ho perso» dice. La nonna le è venute a prendere tutte e tre. Zainetti in spalla, si allontanano dalle tende-scuola. Ieri i bambini hanno poi ricevuto un'altra visita gradita. Sono venuti i carabinieri del Comando provinciale de L'Aquila, che hanno distribuito libri e album da disegno. Un ufficiale arrivato da Roma ha regalato loro giocattoli e libri che gli aveva consegnato la figlia. Il sindaco-direttore didattico Nicola Menna ha costituito due pluri-classi: da una parte i bambini più piccoli fino alla terza e, dall'altra, quarta e quinta elementare. «Ti chiedo di perdonarmi per i dispetti che ti ho fatto», è il pensierino di un piccolo sfollato che ha voluto così ricordare Loris, il bimbo morto sotto le macerie con la mamma Rosalba. Sono tre i bambini che hanno perso la vita in questo paesino a causa del sisma del 6 aprile. Oltre a Loris, Alena e Valbona, entrambi di origine macedone. «Un fatto che ha segnato tutti i bambini del paese - sottolinea una delle maestre, che viene da Capestrano - noi abbiamo cercato di non toccare l'argomanto. Abbiamo inziato con una didattica semplice per farli tornare a loro agio. Sono stati loro a parlare degli amichetti che hanno perso la vita. E qualcuno lo ha anche scritto nei pensierini a piacere che avevamo loro assegnato». Le lezioni sono durate appena tre ore, con l'intermezzo giocoso dell'arrivo dei carabinieri-babbi Natale. Un momento piacevole che i bimbi della materna hanno raccontato in un disegno dove hanno stilizzato il «comandante Michelangelo» e intorno tutti gli altri militari identificati con il nome di battesimo. Le tre maestre, Anita Mattei, Maria Di Giovanni e Donatella Galeota, hanno trovato i piccoli un po' cupi, gli sguardi velati: «Il segno di una paura interiore inespressa». Però il ritorno in classe sembra aver innescato un percorso positivo. I bambini sono particolarmente vivaci. Giocano a pallone tra le tende-aule, zainetto in spalla, come facevano prima davanti alla scuola del paese. «Un segnale di una certa reazione - spiega la maestra Anita Mattei - è stato quando hanno preso a bisticciare tra di loro. Un segno che stanno reagendo alla paura». Una paura che li porta a cancellare quanto avvenuto in questi giorni. I loro disegni raccontano sempre di un paese bello e solare: «Il mio paese si chiama Poggio Picenze. Ha un bel po' di case, qualche negozio e qualche bar. Ci sono anche altri edifici e le chiese», scrive Daniela senza accennare a crolli e distruzioni.

Dai blog