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Nelle tendopoli cresce

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dall'inviatoMaurizio Gallo PIANOLA (L'AQUILA) Il desiderio di normalità lo leggi negli sguardi degli sfollati, lo capisci dalla rassegnazione con cui si mettono in fila per il pranzo, dalla palpabile stanchezza di una vita precaria nelle tendopoli. Che offrono la certezza di un riparo sicuro e rappresentano un rifugio dallo stillicidio di scosse, un antidoto al crollo nervoso di fronte all'inarrestabile e logorante continuità del sisma. Ma, inevitabilmente, costringono a un'esistenza provvisoria, scomoda, promiscua. Una vita che non consente alcuna intimità. La voglia di normalità emerge anche dalle richieste delle migliaia di abruzzesi confinati fuori dalle loro case. Molte di quelle registrate dal Com 4 (Centro operativo misto) di Pianola gestito dal Corpo Forestale dello Stato, che ha anche funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, sono emblematiche. Accanto a quelle prevedibili, come il recupero di beni nelle abitazioni, il transennamento di strade, le stufette da campo, i consigli su come montare una recinzione, ce ne sono di veramente bizzarre. C'è, ad esempio, il cittadino che strepita per poter rientare nell'appartamento del centro storico dell'Aquila solo per dare da mangiare al suo iguana. E uno si chiede che fine abbiano fatto altri animali esotici, anche pericolosi, come serpenti e ragni scampati ai crolli ma fuggiti dalle teche che li ospitavano. C'è lo sfollato alloggiato a Valle Cavalletto che chiede (e ottiene) mangime per canarini e pappagalli. C'è la richiesta di verifica statica di una lavanderia da parte della residenza per anziani «I due laghi», vicino Bagno, per poter smettere i vestiti sporchi e indossarne finalmente di puliti. Ci sono segnalazioni di furti, come quello di articoli d'abbiglimento che dovevano ancora essere distribuiti dalla protezione Civile denunciato a Cavalletto di Ocre, o di litigi scaturiti dopo alcuni furti all'interno del campo di Valle di Ocre. C'è la paura degli sciacalli, finora non confermata dall'attività di polizia, ma che rappresenta un altro incubo costante per le vittime del terremoto. C'è il flagello del randagismo, di cani e gatti rimasti lontani dai loro padroni, o addirittura «orfani», che presidiano le abitazioni danneggiate o crollate e stanno diventando ogni giorno più aggressivi. E spesso, riuniti in branco, si avvicinano pericolosamente alle tendopoli alla ricerca di cibo o le attraversano velocemente, sfrecciando fra bambini e vecchiette intimorite. In alcuni casi, invece, si tratta di rimuovere cadaveri di animali, di liberare un cagnolino incatenato sotto una struttura «a rischio crollo», com'è avvenuto proprio a Pianola. I Forestali del Com 4 coordinati dal commissario capo Marco Fratoni hanno puntualmente smistato, con successo, queste richieste al servizio veterinario. Storie tristi e storie che fanno piegare le labbra in un sorriso, come quella delle due ultrasettantenni che hanno implorato i vigili di recuperare i loro risparmi nascosti nei barattoli della marmellata. Implorazioni, si scoprirà poi, motivate dall'entità del «tesoretto»: circa mezzo milione di euro in contanti e libretti postali. O quella degli anziani sfollati di Pescomaggiore, ai quali continuano ad arrivare scorte d'acqua di cui non hanno bisogno perché, hanno spiegato anche un po' seccati, loro l'acqua la prelevano direttamente dalle vicine sorgenti ed è molto meglio di quella in bottiglia. E ci sono episodi che allargano il cuore, come la disponibilità dimostrata da alcuni albergatori di Alba Adriatica, che hanno chiamato i loro clienti abituali per ospitarli gratis, almeno in questa prima fase di disagio. Gesti spontanei, senza prezzo. Che per un attimo, forse, possono far dimenticare il ricordo di quella notte, quando la terrà tremò. E la vita normale, la vita abitudinaria e spesso noiosa di tutti i giorni scomparve d'improvviso, cancellata in appena venti secondi dal sisma.

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