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Referendum, voto il 14 o il 21 giugno

Cicchitto

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Indire il referendum il 14 giugno o accorparlo al secondo turno delle amministrative il 21 giugno. È questo l'orientamento emerso dal lungo vertice a Palazzo Grazioli con il presidente del Consiglio a cui hanno partecipato i ministri della Lega Roberto Maroni e Roberto Calderoli, il ministro del Tesoro Giulio Tremonti, i sottosegretari Gianni Letta e Paolo Bonaiuti e i capigruppo del Pdl di Camera e Senato Fabrizo Cicchitto e Maurizio Gasparri. La decisione sarà presa solo "dopo aver consultato anche l'opposizione", spiegano Gasparri e Cicchitto al termine del vertice.   "CONSULTEREMO L'OPPOSIZIONE" - "C'è un accordo su tutti i punti - ha sottolineato Cicchitto - e quanto al referendum è nostra intenzione consultare anche l'opposizione sulla data del 14 o del 21 giugno". Gasparri aggiunge che l'intesa riguarda anche il settore della sicurezza (restano da sciogliere nodi su clandestini e ronde). E fa presente che se si vuole risparmiare sui costi del referendum - punto su cui insistono opposizione e promotori - la scelta più opportuna potrebbe essere quella del mini-accorpamento coi ballottaggi delle Amministrative. Un "male minore" - rispetto al 14 giugno, data che determinerebbe un ingorgo elettorale, coi cittadini chiamati a votare per tre settimane di fila - che referendari e centrosinistra potrebbero infine accettare. Quanto alle iniziative sul versante della ricostruzione post-terremoto in Abruzzo, Cicchitto ha annunciato che la riunione ad hoc del Consiglio dei ministri si terrà nella prossima settimana all'Aquila.   "DECIDA IL GOVERNO" -  Già in mattinata anche la Lega aveva aperto all'ipotesi di accorpare il referendum elettorale ai ballottaggi del 21 giugno e su quella data già da ieri si concentravano le attenzioni di esponenti della maggioranza. Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini: "È il governo ad avere la responsabilità di fissare la data del referendum. Dunque la fissi", mentre il presidente della Camera, Gianfranco Fini, non entra nel merito del dibattito: "È una prerogativa esclusiva del governo quella di fissare la data del referendum". Ribadendo, però, che "in altra veste" partecipò alla raccolta delle firme.   RISPARMIO E QUORUM - L'opposizione fa leva sul risparmio (si parla di 400 milioni di euro) che un eventuale abbinamento a Europee e Amministrative garantirebbe. L'unico problema "che riguarda la maggioranza è politico" assicura la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. "Hanno paura che il referendum raggiunga il quorum e questo creerebbe seri rischi politici per la Lega. Noi facciamo appello al governo. Servono responsabilità e oculatezza". A questo punto pare sempre più difficile che si decida per l'accorpamento all'election day. I PROMOTORI - Il Consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi immediatamente e decretare il voto per il 7 giugno. Domani sera, infatti, scade il termine ma i referendari sperano fino all'ultimo. Il Comitato promotore, guidato da Giovanni Guzzetta e Mario Segni, ha inaugurato un presidio a oltranza vicino Palazzo Chigi per chiedere di accorpare e risparmiare: "Chiediamo al presidente Berlusconi di non cedere al ricatto della Lega e di non perdere il credito acquisito dopo il sisma in Abruzzo: faccia votare il referendum insieme all'election day".

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