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«Pensavo che le verifiche le avessero fatte tutti»

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dall'inviatoGiancarla Rondinelli L'AQUILA «Pronto? Scusi ma non la sento bene. Nel mio ufficio c'è un via vai di persone e parecchio caos». Sindaco il Municipio è crollato. Quindi ha già un ufficio nuovo? «No. Il mio ufficio è la piazza della caserma dei finanzieri a Coppito. Un vero ufficio a cielo aperto. Sa cosa le dico però? Meno male che almeno c'era questa struttura disponibile. Non so come avremmo fatto senza. Pensi solamente ai funerali». E già. Anche per il coordinamento dei lavori la struttura di Coppito si è rivelata fondamentale. «Esatto. Almeno abbiamo potuto subito riattivare subito alcuni uffici. Per non parlare poi del lavoro straordinario che stanno facendo qui tutti i volontari, tutte persone di grande professionalità». Anche la sua casa è fortemente danneggiata. Dove vive? «In un camper. La mia famiglia è tra gli sfollati trasferiti sulla costa. Io sono rimasto qui proprio per essere più vicino ai miei concittadini, per poter svolgere al meglio le mie responsabilità da sindaco di questa città». Più volte ha detto che l'intera città era preallertata da tempo. «È così, ma mai avrei potuto immaginare una cosa simile. È stato terribile mi creda. Ho ancora davanti agli occhi l'immagine di mia moglie e dei miei figli, mentre le pareti della casa venivano giù. La scossa non finiva mai, e noi non riuscivamo a uscire. Per fortuna alla fine la struttura della casa ha retto, altrimenti saremmo morti tutti». È riuscito a rientrare? «Sì. Ci sono stato giusto qualche giorno fa. Anche perché dovevo recuperare alcuni documenti importanti e il computer di lavoro. Devo dire che una volta entrato mi ha fatto davvero impressione». Sindaco lei spesso va nelle tendopoli. Qual è il desiderio principale che gli aquilani le esprimono? «Ricostruire. È l'unico pensiero. Riportare l'Aquila a com'era prima». E lei cosa risponde? «Li rassicuro. Almeno, ci provo. Stiamo lavorando tutti insieme come una grande filiera: Comune, Provincia, Regione, Governo, Protezione civile. Forse il fatto di essere rimasti tutti senza sede aiuta nel coordinamento tra noi, istituzioni locali». Intanto però su tutta la vicenda crescono le polemiche. Le verifiche non fatte, le accuse lanciate, si parla pure di collegamenti con la mafia... «La cosa che mi dispiace di più è che sta passando l'idea di una città di carta velina, venuta giù come niente». Carta velina no. Però, di fatto, è venuta giù. «Guardi, può essere un discorso brutto di fronte alle quasi 300 vittime che abbiamo avuto. Però, per l'intensità del terremoto, la città ha retto. Ovvio, ora la magistratura dovrà fare le sue verifiche». Ma lei i controlli li ha effettuati? «Io sì. Tutte gli uffici di competenza del Comune sono state controllati e anche costantemente. Mi aspettavo però che anche le altre strutture, quelle dipendenti dagli altri, lo fossero». Si riferisce all'Ospedale? «Anche alla casa dello studente». Sull'ospedale però la verifica era stata avviata. E poi sospesa... «Come per tanti altri edifici. Perché come spesso capita si pensa alla spesa da sostenere o ai tempi lunghi di lavoro. Ma non è possibile. Prima si cominciano a fare questi controlli, prima si finisce e si è tutti più tranquilli. Se venissero fatte ora queste verifiche, sa quanti edifici sarebbero chiusi?».

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