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In classe sotto la tenda

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Afatica ma con efficienza. Nella tendopoli allestita nel campo sportivo di Poggio Picenze, l'80 per cento delle case distrutte, cinque vittime, la chiesa gravemente lesionata, l'attività è febbrile. Il sindaco Nicola Menna, felpa con scritta della sua città e tricolore sul braccio, è in moto dal primo mattino e amministra il campo dove vivono 800 persone con determinazione teutonica. È qui che domani la prima scuola della zona dell'epicentro del sisma riprenderà a funzionare. Qui si aspetta che il premier Berlusconi e il ministro Gelmini suonino la campanella della scuola per i bimbi terremotati. Un motivo d'orgoglio per il sindaco, che è anche il direttore didattico dell'Istituto comprensivo di Navelli che riunisce le scuole di tutta la valle. «Avuta la disponibilità di queste tre tende ho voluto dare ai bambini l'opportunità di rientrare nella quotidianità - spiega Menna, in carica dal giugno 2004 - Far ripartire la mente ed evitare situazioni di disagio. Impegnare gli alunni per superare questa emergenza». Il sindaco la sua battaglia finora sembra averla vinta. Una battaglia che ha trovato alleati negli uomini e nelle donne della Protezione civile della Campania che con meticolosità «svizzera» hanno allestito un campo perfetto sin nei più piccoli dettagli. «Abbiamo dato un tesserino a ogni persona presente nel campo, con nome cognome e numero di tenda - spiega Pasquale Landinetti, napoletano, responsabile della colonna mobile - Abbiamo distribuito stufe a tutti i nuclei familiari e abbiamo una cucina che prepara pasti caldi due volte al giorno per 1500 persone». E c'è persino un menu «halah» per i 200 macedoni di religione islamica, integrati nella comunità e anche loro sfollati. A loro era stato proposto di attrezzare una tenda-moschea ma hanno rifiutato: «Il nostro Dio lo possiamo pregare dovunque. Le tende servono alla gente». La tendopoli di Poggio Picenze riproduce il paese anche nelle sue strutture. La tenda-chiesa, 100 metri quadri, il parroco don Giorgio, colombiano, ha voluto che fosse montata in direzione della cattedrale San Felice Martire: uno squarcio si apre sulla cupola e il campanile è lesionato. Grazie ai vigili del fuoco le reliquie del santo sono state recuperate e ora custodite e venerate nella tenda-chiesa: «Così la comunità non ha perso i suoi riferimenti sacri», spiega don Giorgio, anche lui in prima linea nel dare normalità alla precaria sistemazione. «Abbiamo creato una zona "benessere" - illustra il prete colombiano da 10 anni pastore in questo paese - Ci sono barbieri, parrucchieri, docce. E ora sto cercando di trovare una lavatrice, così tutti possono fare il loro bucato. A turno naturalmente». Negli spogliatoi del campo sportivo dove è stato allestita la tendopoli mentre Patrizio taglia i capelli a un ragazzo, Letizia, Mariella e Lucia raccolgono le prenotazioni di alcune signore che vogliono farsi la messa in piega. E il parroco scherza: io faccio lo shampoo». Il sindaco con la sua barba bianca sembra Noè che traghetta i suoi figli lontano dal diluvio, con orgoglio racconta l'organizzazione del suo comune. «Pensi che due mesi fa abbiamo distribuito a tutte le famiglie un opuscolo - dice il sindaco - con le notizie utili in casi di calamità naturale. Così lunedì notte tutti gli abitanti si sono ritrovati nel punto di raccolta prestabilito. Tutti avevano chiuso gas, luce e acqua e con il minimo indispensabile». Non solo. «Alle dieci del mattino, mentre alcuni di noi recuperavano le vittime dei crolli, altri preparavano una bevanda calda per gli sfollati». Tra le tendopoli allestite in tutta la zona terremotata questa ha clonato nei minimi dettagli l'«urbanistica» del borgo. Accanto alla tenda chiesa c'è la ludoteca, dove nei prossimi giorni sarà attivato l'asilo nido. Poi ci sono le tende per i cartoon e le aule. «Prima del sisma avevamo 80 alunni tra infanzia ed elementari - spiega il sindaco-direttore didattico - Dopo la scossa alcune famiglie hanno trovato ospitalità in altre città sulla costa. Restano 20 alunni che seguiranno le lezioni a partire da giovedì. Ma in molti hanno detto che lunedì torneranno e quindi i figli saranno anche loro in classe». E gli insegnanti? «Per la scuola dell'infanzia i docenti sono tutti di Poggio Picenze e quindi non ci sono stati problemi - spiega il sindaco - le maestre delle elementari, in tutto sei, vengono dall'Aquila. Sono anche loro sfollate ma hanno assicurato la loro presenza per far ripartire le lezioni». E i banchi, i libri? «Con l'aiuto dei vigili del fuoco - racconta Menna - abbiamo recuperato lavagne e attrezzature dalla scuola e li stiamo sistemando nelle tre tende». Dopo i piccoli anche gli anziani. Con l'aiuto della Protezioen civile della Campania è stata creata una casa di riposo mobile con cinque roulotte dove sono sistemate le persone anziane. Accanto il Pma, il posto medico avanzato, della Croce Rossa. Il sindaco ha messo in moto tutta la macchina comunale, sistemata in una capannone a poca distanza dalla tendopoli. Lì gli assessori stanno preparando il censimento delle case lesionate o distrutte e delle attività produttive quanto prima si vuole dare una sistemazione alloggiativa meno precaria. «Non accetterò mai i container - si accalora il sindaco Noè - Voglio per la mia gente le casette prefabbricate come quelle che furono date a San Giuliano. I container sono la precarietà della continuità. Ma sin da ora chiedo al governo che i fondi siano elargiti direttamente ai comuni per gestirli direttamente sotto la supervisione del Commissario ala protezione civile ma vogliamo avere la possibilità di gestire la ricostruzione senza troppi passaggi burocratici». Le tende-aula vengono spazzate e pulite. I banchi stanno per arrivare. I bambini intanto continuano la loro vacanza giocando con i volontari della Campania. Ancor un giorno e poi tutti sui banchi. Anche per dimenticare in terremoto.

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