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Guzzetta, da oggi sit-in a Montecitorio

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«Secondola legge, per poter accorpare il referendum elettorale a europee e amministrative in un unico election day il 7 giugno, è necessario che il Consiglio dei ministri venga convocato ad horas. Giovedì sera sarà troppo tardi». È l'appello che ha fatto ieri il presidente del comitato promotore del referendum, Giovanni Guzzetta. In una conferenza stampa alla Camera, Guzzetta ha annunciato un presidio permanente del comitato referendario davanti a palazzo Chigi, a partire dalle 11 di oggi, «per chiedere al governo e al presidente del Consiglio di non cedere al ricatto della Lega e non perdere il credito acquistato in questi giorni dell'emergenza in Abruzzo». Giovanni Guzzetta lancia poi un appello «alle forze politiche, perché non cedano ai ricatti e ai diktat della Lega», che fa prevalere «i propri tornaconto di partito». E ricorda che il governo, anche se decide di non indire l'election day, ha pochi giorni in ogni caso per convocare il referendum per il 14 giugno, dal momento che deve farlo entro 50 giorni dalla data prescelta. Il comitato promotore del referendum ha anche preparato un fac-simile di circolare «per fare un regalo al ministro Maroni». Si tratta di un documento con cui comunicare ai prefetti che, in caso di election day, il presidente di seggio è «tenuto a ricordare all'elettore» il suo diritto all'astensione sul referendum, nel momento in cui ritira le schede per le altre consultazioni. Il punto viene sottolineato in polemica con quanti sostengono che l'election day vanificherebbe proprio il diritto all'astensione. Guzzetta ha anche polemizzato duramente con il ministro Roberto calderoli. «Accettare lezioni di democrazia da lui risulta davvero molto difficile perché, se non ci fosse da piangere, con un ministro della Repubblica che parla così ci sarebbe soltanto da ridere. E invece in questo momento c'è bisogno di serietà. Tanto per dirne una, il diritto alla segretezza dell'astensione è una grossa balla che mai prima d'ora si era sentita. Aggiungerei inoltre che, se c'è una cosa realmente antidemocratica in questo momento nel nostro Paese, è la pretesa della Lega di esercitare un potere di veto e di fare ricatti alla maggioranza con il suo 8 per cento dei voti, e il fatto ancora più scorretto di sfruttare delle posizioni istituzionali che attualmente occupano i suoi dirigenti, a cominciare dal ministero dell'Interno, per boicottare e sabotare un istituto di democrazia come il referendum. Lo stesso Maroni che cinque anni fa chiedeva l'abbinamento di una altro referendum bollando il rifiuto dell'allora ministro dell'interno come uno "scippo di democrazia". I leghisti mi sembrano piuttosto confusi quanto ai fondamentali della democrazia». Giovanni Guzzetta poi, ha criticato anche l'ipotesi che la consultazione venga convocata il 21 giugno, nel giorno dei ballottaggi. «Si sostituirebbe a una porcata da 400 milioni, una porcheria da 300 milioni». «Si sente sempre più parlare di questa soluzione di compromesso — spiega — Ma l'accorpamento al secondo turno sarebbe una farsa, perché non assicurerebbe alcun risparmio e varrebbe 300 milioni di euro di sprechi». Tanto, infatti, costerebbe convocare tutto il Paese e non le sole realtà locali interessate dai ballottaggi. Mentre tenere il referendum da solo, in una terza domenica, secondo i calcoli de lavoce.info ripresi dai referendari, costerebbe circa 400 milioni.

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