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Dalla lesione a Caracalla ai cartelli È scontro aperto sul futuro dei Fori

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.Questa «è una non notizia - replica il sottosegretario ai beni cutlurali, Francesco Giro - abbiamo sempre detto che la lesione era pregressa». Messaggi più o meno diretti, scambiati tra La Regina e il sottosegretario Giro, che replica con l'affondo sulla prestigiosa casa al Palatino dell'ex soprintendente, invitandolo cortesemente a lasciarla. Una «caduta di stile», ribatte La Regina. «Immagino che egli - replica in una nota l'attuale presidente del parco Appia Antica - non sia stato informato che nel 2004 il ministro Urbani mi aveva trattenuto in servizio fino al settantesimo anno di età sulla base di una norma di legge allora approvata e che dopo cinque mesi, agli inizi del 2005, era ritornato sulle proprie decisioni revocando il trattenimento stesso e disponendo l'immediata cessazione dal servizio. In considerazione del disagio arrecatomi, l'Amministrazione mi aveva quindi prorogato il contratto dell'alloggio sino a tutto il 2009. Non intendo certo restare più del necessario, ma neanche affrontare ulteriori disagi, per cui renderò disponibile l'alloggio appena possibile, e comunque non oltre la scadenza contrattuale, essendomi nel frattempo impegnato nell'adeguamento dell'appartamento in cui andrò ad abitare - continua La Regina - Da parte mia non ho creato disagi a nessuno, perché nonostante tutto mi ero offerto di cedere immediatamente l'alloggio al nuovo soprintendente, il giorno stesso del suo arrivo, se lo avesse voluto. Egli ha tuttavia preferito, forse anche per cortese riguardo nei miei confronti, occupare un altro alloggio disponibile nel Palazzo Altemps». Domicilio a parte, lo scontro Giro - La Regina, non si ferma e, punto per punto, nota su nota, tocca non solo, o non tanto problematiche più o meno tecniche, quanto piuttosto una visione politica diametralmente opposta. «Viene riproposto il luogo comune del Foro privo di indicazioni idonee a facilitare la comprensione delle rovine - ricorda La Regina - per illustrare il significato di ogni rilevante segno della storia del Foro Romano sarebbe necessario installare una selva di tabelloni scritti in più lingue e dotati di disegno, con il risultato di svilire inutilmente il fascino dei luoghi. Mentre tali informazioni sono facilmente reperibili in guide a stampa. Del resto la superficialità sembra essere di norma nelle vicende che stanno affliggendo il patrimonio archeologico di Roma. Si insiste nel sostenere che il Palatino sia gravemente afflitto da problemi di stabilità e che questo sarebbe dimostrato dal fatto che non sono più visitabili vaste aree una volta aperte al pubblico. Ma le cose non stanno così. Parte del Palatino è chiusa perché il personale di custodia non è sufficiente per il controllo dell'intera zona monumentale. Si tratta di una precisa, antica responsabilità governativa». Ma Giro non ci sta. «Nell'area archeologica centrale di Roma non esisteva, fino al mese scorso, alcuna segnaletica, catina o didascalia orientativa chiara e distinguibile dei monumenti. Ora queste indicazioni e le didascalie sono finalmente comparse, precise e non invasive, dopo trent'anni di incuria e totale disinteresse per i cittadini e i turisti che in quei luoghi si recavano. Un disinteresse prodotto dalla bizzarra teoria, o meglio teorema, dell'ex soprintendente che anche oggi risolve la questione invitando i turisti a comprarsi una "guida a stampa". Il provvedimento straordinario assunto dal Governo con la nomina di Guido Bertolaso a commissario delegato dell'area archeologica è già ben motivato dai rilievi sulla staticità dell'area del Palatino fatti e forniti dalla stessa soprintendenza ai Beni archeologici romani». Un «duello» che solo in apparenza sembra riguardare gli addetti ai lavori e che invece interessa direttamente il futuro di una delle aree archeologiche più preziose al mondo.

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