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Marchionne al vertice Chrysler

Marchionne

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{{IMG_SX}} Le trattative fra Fiat e Chrysler proseguono a ritmo serrato con l'avvicinarsi della scadenza imposta dall'amministrazione Obama: al centro di colloqui ci sarebbero - secondo indiscrezioni - la struttura proprietaria di Chrysler, un nuovo cda e un nuovo management. Fra le opzioni in esame - secondo quanto riportato da Automotive News - ci sarebbe un coinvolgimento diretto dell'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne nella gestione delle attività di Chrysler, addirittura con il ruolo di ad. La strada verso un accordo fra il Lingotto e la più piccola delle case automobilistiche americane non appare comunque in discesa, con l'assetto proprietario di Chrysler oggetto di complesse negoziazioni fra Cerberus, Daimler, il sindacato United Auto Worker e i creditori. Il ruolo di questi ultimi è determinante anche per il futuro di General Motors: se da un lato il Tesoro americano - riporta il New York Times - premerebbe per una «rapida e chirurgica bancarotta», dall'altro gli obbligazionisti si dicono contrari all'ipotesi che la società faccia ricorso al Chapter 11 preoccupati per le ingenti perdite che ne deriverebbero. La task force designata per supervisionare la ristrutturazione delle case automobilistiche di Detroit potrebbe imporre - afferma Automotive News - un coinvolgimento diretto di Marchionne nella gestione di Chrysler. Il quotidiano ipotizza che l'ad di Fiat possa assumere il ruolo di amministratore delegato di Chrysler. Un impegno quanto mai gravoso che induce a pensare come più probabile, in caso di accordo fra le due società, che Marchionne possa entrare nel board di Chrysler come consigliere: così da essere vicino alle scelte, senza essere gravato in chiave operativa rispetto al lavoro che il manager italo-canadese sta svolgendo a Torino. Se un'intesa sarà raggiunta - prosegue Automotive News - il piano allo studio prevederebbe la nomina di un cda composto da 7 membri, inclusi alcuni di espressione di Fiat e altri della task force presidenziale. La nuova struttura di management prevedrebbe inoltre una divisione fra i ruoli di presidente e ad, con il primo ricoperto da un americano. «Chrysler non ha cambiamenti di management da annunciare», commenta un portavoce Chrysler. Ma per il raggiungimento di un accordo ci sono altri temi delicati da affrontare: la riduzione del debito e l'intesa con il Uaw per ridurre i costi di assistenza sanitaria. Il Tesoro americano starebbe trattando con le banche creditrici, ma le parti sembrerebbero ancora lontane. Nelle trattative sarebbe coinvolto anche Cerberus, che controlla l'80% di Chrysler. Il restante 20% fa capo a Daimler. I creditori avrebbero bocciato una proposta del Tesoro per la ristrutturazione del debito e si preparerebbero una controproposta. Il nodo debito e creditori è uno dei maggiori scogli da superare anche per il futuro di Gm. Il Tesoro - secondo il New York Times - premerebbe per una bancarotta «rapida e chirurgica» nel caso di mancato accordo con gli obbligazionisti per la conversione dei 28 miliardi di debito. Una delle ipotesi allo studio sarebbe di creare, non appena Gm dichiarasse fallimento, una nuova società in grado di acquistare solo le attività ancora redditizie. Quelle a rischio e meno appetibili resterebbero invece all'interno della vecchia compagnia, che sarebbe liquidata nel corso di qualche anno. Gli esperti del Tesoro stanno esaminando la possibilità per la «buona Gm» di entrare e uscire dalla bancarotta protetta nell'arco di 2 settimane, utilizzando tra i 5 e i 7 miliardi di dollari di finanziamento pubblico. Il resto di Gm potrebbe invece aver bisogno di 70 miliardi di risorse governative per liquidare le fabbriche e per sanare i costi sanitari. Ma l'ipotesi non bancarotta non piace agli obbligazionisti, che starebbero mettendo a punto le proprie argomentazioni legali. I creditori avrebbero già fatto presente all'amministrazione Obama la propria contrarietà.

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