E il soccorritore diventa nonno adottivo della sfollata
Unaseconda è in arrivo. Ma lui ha voluto adottarne, seppure idealmente, una terza. Una delle tante piccole sfollate del sisma abruzzese. «Lui» è Silvio Fiorini, romano, cinquantanove anni, volontario dell'associazione «Le Misericordie» in forza nella maxi-tendopoli di Paganica, il Paese dove la terra ha cominciato a tremare lunedì notte per poi diffondere il suo messaggio di morte in tutta la provincia dell'Aquila. Lei si chiama Giada, e ha appena un mese e mezzo di vita, l'ultima settimana della quale trascorsa in una casa di tela. Quella di Giada potrebbe essere chiamata «la famiglia G». Il padre, infatti, che fa l'operaio ed è di origini venezuelane, si chiama Giovanni, la madre Graziella, le due sorelle Gessica e Gaia, il fratello, infine, Gionatan. La loro casa è rimasta lesionata e non ci possono tornare prima che venga portata a termine una verifica di stabilità. «Giada poteva prendere solo un tipo particolare di latte in polvere, il Mellin 1 - spiega Silvio, che ha anche due figli volontari nella sua stessa associazione, sezione Roma Sud, e uno che sta facendo il corso per maresciallo dei carabinieri a Velletri - Per cui, subito dopo la grande scossa, non ha potuto mangiare. Ci siamo attivati immediatamente e, nel giro di dodici ore dalla nostra richiesta, siamo riusciti a far arrivare qui a Paganica il suo latte speciale». Silvio, come tanti altri volontari intervenuti sul fronte del terremoto abruzzese, non si è risparmiato un secondo in questa lunga settimana. È affaticato. Ma non si ferma un attimo. «A Pasqua ho fatto il padrino al battesimo di Giada - spiega con un sorriso a trentadue denti - e ora mi sento un po' il suo nonno adottivo». E Giada può considerarsi una bimba fortunata. Perché nella sventura che ha subito ha potuto conquistarsi un nonno nuovo. Un nonno volontario. Mau. Gal.