Pasqua sconfigge la crisi, è già ripresa
Come una ribellione. Alle cifre, alle statistiche, alle stime fosche. All'improvviso, contro ogni catastrofistica previsione, le autostrade si sono riempite, i gestori dei ristoranti hanno esaurito i taccuini delle prenotazioni, i traghetti hanno visto affluire una folla chiassosa e colorata, complice il primo sole primaverile, come ai tempi pre crisi. Attaccamento alla tradizione o voglia di ribellarsi alla cupa cappa di pessimismo che da mesi grava sul Paese? Difficile dirlo. Fatto sta che questa Pasqua sta facendo tirare un sospiro di sollievo alle associazioni dei commercianti e dei gestori degli esercizi pubblici. Per scaramanzia nessuno vuole parlare di ripresa ma il venticello di un cambio di tendenza si sente. Batterie di chiaroveggenti, dentro gli istituti internazionali, fino all'altro ieri parlavano di un lungo tunnel che si sarebbe protratto almeno al 2010, prima di vedere la luce della ripresa. Poi si sono dovuti arrendere all'evidenza. L'Ocse e la Banca d'Italia, pur con le cautele di rito, dicono che le nubi della recessione si stanno diradando. Anzi per l'Ocse potrebbe essere proprio l'Italia a fare da apripista per la ripresa grazie a una serie di fattori che hanno ammortizzato bene il colpo della crisi: ovvero l'alto risparmio, il minore indebitamento, la rete familiare più solida che fa da ammortizzatore sociale, la struttura industriale basata sulle piccole e medie imprese e quindi più flessibile. Anche negli Stati Uniti dove lo tsunami della recessione ha avuto origine e l'impatto sull'economia reale si è fatto sentire di più portando a cambiamenti radicali di stili di vita e di abitudini, ebbene, pure lì, il presidente Obama dice che «qualcosa si muove, ci sono segnali che l'economia sta reagendo». Risultato: se a Natale l'Italia ha stretto la cinghia, a Pasqua ha voglia di evadere, di lasciarsi andare a qualche spesa in più, di non rinunciare al tradizionale pranzo e alla gita. Da un'analisi del centro studi Fipe risulta che la quasi totalità dei ristoranti tradizionali (94,5% pari a 54mila unità) sarà aperto e saranno circa 4,3 milioni gli italiani che sceglieranno di stare fuori casa, generando una spesa di circa 182 milioni di euro. I prezzi contenuti per il pranzo tutto compreso (circa 42 euro) potrebbero attirare la clientela anche se non riusciranno, secondo l'indagine, a distrarre la popolazione dal clima di difficoltà. Secondo un'indagine dell'Osservatorio Nazionale del Turismo, con la collaborazione di Isnart e Union Camere, lo scenario è migliore di quello dell'anno scorso. Gli italiani che partiranno per le vacanze pasquali saranno circa un milione in più rispetto allo scorso anno, quasi 9,2 milioni, pari al 19,4% della popolazione, a cui potrebbe ancora aggiungersi una fetta della percentuale di indecisi, pari a 4,2 milioni. Le mete non sono pretenziose. Alle località esotiche si preferiscono le destinazioni nazionali, ai viaggi lunghi il week end lungo con la Pasquetta. A spostarsi sono le famiglie dal reddito medio, che privilegeranno territori vicini alla propria residenza, soggiornando verosimilmente nella seconda casa, o che si spingeranno solo in regioni limitrofe. Il sottosegretario al Turismo Michela Brambilla è soddisfatta: «È importante che soprattutto la nostra domanda interna stia dimostrando in queste festività pasquali una sostanziale tenuta ed è altrettanto significativo che, rispetto all'anno scorso, siano molti di più gli italiani che preferiscono trascorrere questo periodo di vacanza in località italiane anzichè recarsi all'estero». Secondo la Brambilla «è probabile che a questa diversa scelta possano aver contribuito anche motivazioni di carattere economico».