L'AQUILA I campi sono sotto controllo.
Ai60 centri di assistenza allestiti nelle zone colpite è arrivato di tutto. Certo, nulla a che vedere con la vita normale e reale interrotta domenica notte. Per questa, ci vorrà del tempo. Nelle tendopoli, nei piccoli villaggi blu, si sta cercando di organizzare tutto al meglio, ogni giorno con un pezzo in più, ogni giorno con un obiettivo raggiunto. Girando tra le tende non manca però qualche disappunto, qualche richiesta, qualche desiderio. Ognuno degli sfollati, pur nell'emergenza, ha bisogno infatti di quelle tante piccole e utili cose della vita, anche di quegli oggetti che possano contribuire a rendere meno grigie le giornate nel campo. A distanza di sei giorni dalla tragedia, nei villaggi blu, gli italiani hanno portato tonnellate di vestiti e di generi alimentari, tanto che non si sa più dove metterli. Tra l'altro gli alimenti, soprattutto frutta e verdura, rischiano di deteriorare. Ecco una cosa di cui c'è bisogno: frigoriferi. Ma andiamo per ordine partendo dai bambini, che con la loro fantasia devono poter credere di essere in campeggio. Hanno bisogno di creme solari, shampo e bagnoschiuma specifici per la loro pelle delicata. «Qui a Paganica i ragazzini sono già pieni di giochi - dice Katia Taddei - madre di un bambino piccolo - Un signore ha portato addirittura alcune biciclette». I ragazzi, a Paganica, hanno già improvvisato partite di calcetto nel campo da tennis e non è escluso che si possa organizzare il "Torneo della tendopoli". «Magari quaderni e matite colorate per i più piccoli sarebbero una buona idea. E perché no, pure qualche libro da leggere per noi adulti, tanto per passare il tempo». Un'altra cosa utile per i bambini sono le scarpette, i classici sandaletti bucati. Le scarpe per i genitori e i nonni invece non mancano, «ma all'interno del campo sarebbero più comodi gli zoccoli sanitari, magari quelli di gomma - dice una signora alzando il piede - con quelli possiamo anche farci la doccia». Per la toilette del mattino i signori avrebbero bisogno di rasoi e schiuma da barba. Ma Franco, con la barba incolta, rilancia: «Visto che siamo in tema di igiene personale allora anche asciugamani e accappatoi, così, ora che vengono le belle giornate possiamo farci una doccia intera invece che lavarci a pezzi». Quando si parla di igiene viene in mente il bucato. Alcune donne del campo si sono già organizzate, ma qualche saponetta di Marsiglia e qualche flacone in più di detersivo non guasterebbero. Adesso la tenda è la loro nuova casa. E le signore, ci tengono a mantenerla pulita. Quindi disinfettante, stracci e scope. Nei campi ci sono montagne di vestiti donati, ma si tratta soprattutto di camicie, maglioni per combattere il freddo e cappotti. L'intimo scarseggia e le donne hanno bisogno di calze e collant. Si tratta di richieste di cui gli uomini della Protezione civile sono a conoscenza. Nella palestra della scuola della Guardia di finanza di Coppito, diventata ormai una vera e propria sede operativa, si lavora continuamente sulla gestione delle tendopoli. Si è suddivisi in squadre, proprio per coordinare il tutto al meglio. Ci sono quelli che si occupano dei servizi e quelli che lavorano sulla parte sanitaria, quelli che seguono le donazioni che arrivano da tutta Italia a quelli che tengono i rapporti con le associazioni. Lavorano con una strategia, un vero e proprio piano dove la priorità all'inizio è stata solo una, come ha spiegato il commissario straordinario Guido Bertolaso il giorno dopo il terremoto: «Bisogna garantire a tutte queste persone l'assistenza, allestendo quanto prima delle tendopoli dove potersi occupare di loro». E questo è stato fatto. Ora, a sei giorni dal terremoto, è naturale che vengano fuori le esigenze, persino le difficoltà. «Piano piano si cercherà di soddisfare tutte le richieste - spiegano dalla Protezione civile -. La cosa importante è aver dato le cose primarie. Adesso si passerà alle richieste particolari», dove per particolare si intende per esempio un farmaco per una determinata patologia, una crema ad hoc, un alimento specifico. A tutt'oggi è vero che ci sono tendopoli dove le cose forse funzionano meglio, dove apparentemente la situazione sembra essere più facile. Ma ciò dipende spesso dal numero degli sfollati. La volontà c'è, la presenza è costante. Lo stesso Bertolaso, nelle diverse riunioni tecniche con il presidente del Consiglio e il presidente della Regione Gianni Chiodi, si è sempre detto convinto dell'importanza di rendere il più normale possibile la vita all'interno delle tendopoli. Una normalità che però, per le dimensioni della tragedia, per i numeri delle persone colpite, non è facile da raggiungere. Soprattutto a soli sei giorni da quella notte terribile.