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Lega-Pdl, torna il sereno. Per ora

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Bossi e Berlusconi

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{{IMG_SX}} La pace è stata siglata ma al momento sembra essere aggrappata ad un filo sottilissimo. L'unica speranza per il premier per non urtare ulteriormente gli «amici» della Lega è riuscire a superare i problemi sia di ordine temporale (il provvedimento scade il 26 aprile e a quel punto circa 1000 clandestini che si trovano nei centri di accoglienza verranno messi in libertà) che di ordine tecnico, visto che non può essere riproposta al Parlamento una norma identica ad una bocciata dallo stesso. Dopo due incontri a palazzo Chigi, prima e dopo il Consiglio dei ministri, e un'altra riunione a palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi, i vertici della Lega e il ministro della Difesa Ignazio La Russa, le soluzioni sul tappeto sono due. La prima sarebbe appunto quella di reinserire la norma sulla permanenza dei clandestini nei Cie nel decreto legge sicurezza riducendone il limite temporale a quattro mesi, al posto di sei. Un tempo comunque superiore agli attulai due previsti dalla legge. Certo è che per arrivare a votare il dl sicurezza al Senato entro due settimane il presidente del Senato, Renato Schifani, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dovrebbero chiedere ai parlamentari di anticipare il rientro dalle vacanze pasquali. Ma questo potrebbe non bastare. Se l'opposizione infatti presentasse emendamenti, i tempi di approvazione si allungherebbero. Così, per ovviare il tentativo ostruzionistico, si dovrebbe ricorrere alla fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Oppure, l'intenzione che al momento sembra la più accreditata, sembra essere quella di far votare a Palazzo Madama il decreto così come varato dalla Camera che contiene per lo più norme «anti-stupro» e «anti-stalking» e di inserire la norma che prolunga il tempo di permanenza degli stranieri nei Cie nel disegno di legge sicurezza, dal 27 aprile all'esame dell'Aula di Montecitorio. Nel vertice di ieri mattina tra Pdl e Lega non si sarebbe affrontata invece l'altra questione momentaneamente accantonata dalla Lega, ovvero quella che riguarda le «ronde». Il gesto di stracciarla dal dl sicurezza per ovviare possibili colpi di scena nel momento del voto, potrebbe ora tornare nel nuovo testo. Quanto alle assenze di mercoledì a Montecitorio, Berlusconi, ha cercato di giustificare gli 83 deputati che non avevano partecipato ai lavori dell'Aula: «L'emergenza terremoto e le vacanze di Pasqua hanno portato minori presenze, ma sono situazioni che riusciremo a recuperare in maniera certa - dice sicuro -. Ho preso come responsabilità mia personale quella di accelerare i rimpatri». E Bossi smorza i toni: «Una soluzione si troverà». Chi invece insorge alla sola idee di vedere riproporsi la norma sui Cie è il Pd che commenta: «Riproporla al Senato sarebbe una violazione delle più elementari regole democratiche - dice Donatella Ferranti - che farebbe carta straccia della volontà dei rappresentanti del popolo che, con voto segreto e in libera coscienza, hanno detto "no" ad una norma sbagliata che configura una vera e propria carcerazione preventiva senza titolo di reato e senza un adeguato controllo della autorità giudiziaria». Quello che è certo è comunque che il decreto sicurezza, licenziato mercoledì dalla Camera senza la norma sui Cie e senza l'istituzione delle ronde, approderà martedì 21 aprile all'esame dell'aula del Senato per la conversione definitiva.

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