«Sapevano che la Prefettura sarebbe crollata»
Soprattuttoperché Michele Mele, ordinario di Ingegneria Strutturale e Geotecnica all'università La Sapienza di Roma, conosce bene il dramma del terremoto (nel 1976 era in Friuli a coordinare l'opera di ricostruzione ndr). Ma soprattutto conosce bene il Palazzo della Prefettura dell'Aquila. Il terremoto lo ha completamente raso al suolo e la cosa era stata ampiamente prevista. Proprio dal professor Mele. «Tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008 - racconta - la Regione fece una gara per le verifiche sismiche di alcuni edifici strategici. Non so attraverso quali criteri ma ognuno di questi venne affidato ad un professionista. A me toccò la Prefettura». Il progetto, spiega Mele, si divideva in tre fasi. I professionisti coinvolti dovevano prima fornire una relazione alla Regione per spiegare il tipo di indagini che volevano svolgere. Quindi dovevano partire con le verifiche, per poi inviare una relazione che sarebbe stata esaminata da una commissione costituita ad hoc. «Gli indicatori di rischio sismico - continua - sono due: 0 e 1. Il primo indica un edificio incapace di resistere a qualsiasi sisma. Il secondo uno resistente. Ebbene, nel giugno del 2008, inviai 160 pagine di relazione, corredate da una scheda riassuntiva, in cui spiegavo che, a rigor di logica, il palazzo della Prefetturava aveva un indicatore di rischio pari a 0 poiché presentava muri incapaci di reggere anche i carichi verticali. In ogni caso spiegavo anche che, ammettendo un danneggiamento limitato dell'edificio l'indicatore saliva allo 0,42. Che tradotto vuol dire che l'edificio poteva affrontare solo terremoti pari al 30-40% delle scosse più violente che si potevano verificare in quel territorio. Ho inviato la relazione, ma non ho saputo più niente». Nel frattempo è arrivata la scossa di domenica notte: 5.8 della scala Richter. Troppo violenta per il Palazzo della Prefettura. Del quale è restato un architrave sommerso dalle macerie. E poco più. Nic. Imb.