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La visita di Alemanno: se serve pronto a riaprire il S. Giacomo

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Direzionel'Aquila. Un'equipe per dare risposte. E così è stato. Il primo incontro del sindaco Alemanno è stato con il «collega» Massimo Cialente, all'interno della scuola della Finanza adibita a centrale logistica. Decine di uomini e donne che lavorano freneticamente. Un gruppo di imprenditori valuta come riprendere un'economia distrutta. Negli occhi di ciascuno ancora vuoto e paura. Poi la riunione di Alemanno, la Cologgi, il sindaco Cialente e il responsabile delle emergenze della Portezione civile, Bernardo Di Bernardinis. Alemanno chiede subito: «cosa vi serve, cosa possiamo fare ancora per voi?». È una domanda che il sindaco rivolge a tutti. Alla protezione civile nazionale, alla Polizia municipale (dove già operano 40 vigili capitolini), al campo di accoglienza della protezione civile di Roma a S. Vittorino. E tutti rispondono soprattutto una cosa: «Non lasciateci soli». Dal sindaco dell'Aquila, alle persone ospiti del campo «romano». E così non sarà. «Questa è una tragedia nazionale. C'è dolore ma anche ammirazione per gli aquilani e gli abruzzesi che stanno reagendo con grande coraggio - riflette Alemanno con accanto le macerie di una palazzina completamente distrutta nel centro dell'Aquila - faremo un gemellaggio con questo Comune fratello e abbiamo attivato un conto corrente. Ai fondi già stanziati dalla giunta (oltre un milione di euro ndr) e all'invio di mezzi e uomini, avvieremo campagne di sensibilizzazione ma è soprattutto nella ricostruzione che dobbiamo essere vicini a questa gente perché questa non è una battaglia che si vince in un solo giorno. Un'emergenza che deve far riflettere anche noi sulla prevenzione affinché queste tragedie non debbano più ripetersi. Anche per Roma farò presto una riunione per tracciare il punto sulla prevenzione nella nostra città». «Sarà inevitabile che una parte degli sfollati arrivi a Roma -ha proseguito Alemanno- dobbiamo accoglierli, mobilitare tutte le strutture, sia ospedaliere che di ricovero. Il San Giacomo potrebbe essere una di queste. Visto che oggi come ospedale è una struttura non utilizzata». Nel campo allestito a S. Vittorino ci sono le tende della protezione civile capitolina, poco più di cento per 160 persone. Ad assisterle ci sono cento volontari di Roma. Ci sono anziani e molti bambini che salutano Alemanno, gli stringono la mano, c'è chi lo abbraccia piangendo, quasi a voler trasferire il terrore. «Roma qui fa da capofila - dice Piero Meloni, responsabile del campo - dalle frazioni vicine ci arrivano richieste sia per ospitare le persone in tenda, sia per i pasti. L'altroieri ne abbiamo serviti 300, oggi 600. C'è stato sin da subito un forte legame, appena siamo arrivati qui abbiamo detto che a Roma est, poco prima dell'autostrada c'è un quartiere che si chiama proprio S. Vittorino». Nel campo si cerca una vita quasi normale. Arianna Alimonti porta una crostata ad Alemanno. È il suo nono compleanno. Lo festeggia lì, tra le tende e le case semidistrutte. Una traccia di vita, così come fiori freschi in tutte le edicole sacre per le strade dell'Aquila e delle sue piccole frazioni che danno speranza e aiuta a guardare avanti.

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