Quando la sinistra usa la storia per fini politici

Labella pensata l'ha avuta il consigliere comunale del Partito Democratico Ugo Caffaz, che con sprezzo del ridicolo ha tuonato: «È tempo di scrollarsi questa macchia». Non pago, il Nostro ha aggiunto: «Nella discussione sulla cittadinanza onoraria a Englaro feci una battuta: se dobbiamo revocarla a qualcuno facciamolo a Mussolini. E così ho pensato di portare avanti questa iniziativa». Com'è come non è, la battuta ha partorito la proposta. Immediatamente sottoscritta, manco a dirlo, dal Pd da (nomen omen) Unaltracittà/Unaltromondo, da La Sinistra, da Rifondazione comunista e, dulcis in fundo, dai Comunisti italiani. In commovente unità d'intenti, Pd e ultrasinistra hanno fatto comunella. Soltanto i Verdi, nell'ambito della maggioranza, hanno fatto stecca nel coro. E non già perché nostalgici del duce del fascismo, ma perché l'iniziativa è semplicemente «ridicola». Come ha osservato il capogruppo Gianni Varrasi, che non si è bevuto il cervello, una simile richiesta è «legata a una concezione del politicamente corretto che serve solo a coprire l'ambiguità politica e la mancanza di strategie per il terzo millennio. Si parla di Mussolini perché non si vuole parlare d'altro». Al di là del caso fiorentino, da questa vicenda è la sinistra sul piano nazionale ad uscire con le ossa rotte. Anche se una sinistra sempre più seriosa non lo sa, il ridicolo uccide. Ed è per l'appunto ridicolo che si tenti goffamente di strumentalizzare la storia per fini politici. E poi, a proposito dei fini, c'è sempre in agguato la loro eterogenesi. L'antifascismo democratico è stato una cosa seria. Ma questi tardi e tardivi professionisti dell'antifascismo a babbo morto, quando il caro estinto non è più tra i vivi da ben 64 anni, non sono che dei surreali acchiappa fantasmi. I fiorentini e gl'italiani, vivaddio, non hanno più la sveglia attaccata al collo. La verità è che la sinistra ha perso la bussola. Non sa più dove sia il sole dell'avvenire. E rimesta il passato nella speranza di conquistare qualche consenso in più. Ottiene invece l'esatto contrario. Alla scuola di Tafazzi, continua a farsi del male perché non ha più da tempo il polso dell'opinione pubblica. L'episodio si presta poi a una seconda chiave di lettura. Non solo a Firenze la sinistra è alla canna del gas. Ed ecco che alla vigilia di elezioni amministrative ed europee che potrebbero decretare la Caporetto del Partito Democratico, si scopre l'antifascismo come collante di quell'arlecchinesca coalizione che ha mandato a picco Romano Prodi e che Walter Veltroni in un primo tempo era intenzionato a seppellire. Salvo poi ripensarci. Come ci sta sempre più ripensando quel re travicello che risponde al nome di Dario Franceschini. Da buon democristiano di sinistra, fa l'estremista per prudenza. E si accoda obtorto collo alla manifestazione della Cgil per ingraziarsi l'ultrasinistra. Paolo Armaroli