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Ambiente, al G8 pressing su Obama

Energia

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{{IMG_SX}} Pressing su Obama. Esportazione delle tecnologie a basso contenuto di carbonio nei Paesi in via di sviluppo. Ripensare le politiche sulla biodiversità. Stefania Prestigiacomo affila le sue «armi». La strategia. Ed è pronta a calare tre «jolly» nella sua Siracusa, all'interno del Castello di Maniace, dove sotto la presidenza italiana si riuniranno - dal 22 al 24 aprile - i ministri dell'Ambiente dei Paesi del G8 (allargato per l'occasione ad altri dieci Grandi). Stavolta serve dare risposte concrete su clima ed energia, temi troppo spesso soggetti a promesse mai mantenute. Allora, eccole le risposte dell'Italia. L'obiettivo principale della Prestigiacomo è portare gli Stati Uniti dentro il disegno mondiale di abbattimento delle emissioni di Co2. Del resto la dichiarazione «di intenti» di Kyoto è risultato il più grande flop delle politiche sull'ambiente, e la conferenza di Copenhagen (a dicembre) dovrà fissare nuovi paletti. L'intento della presidenza italiana sarà inglobare nelle strategie i grandi Paesi che più di tutti contribuiscono all'inquinamento mondiale (l'Europa è causa del solo 6,3% dell'emissioni di gas serra). L'America prima di tutti. E la Prestigiacomo conosce bene i problemi dell'amministrazione Usa. Giuridici: l'impegno con Paesi terzi passa attraverso un labirinto di cavilli burocratici. Storici: da sempre è restia a farsi controllare da altre nazioni. Ma il ministro sta studiando un vero e proprio pressing su Barack Obama. Il presidente americano è infatti alla sua prima uscita ufficiale sull'ambiente e sarà spinto a mantenere la parola data ai suoi elettori statunitensi in campagna elettorale. Un buon risultato sarà traghettare gli Usa verso gli standard europei per ciò che concerne le emissioni. Ma l'attenzione del G8 sarà concentrata anche sullo svilpuppo delle tecnologie a basso contenuto di carbonio. È per questo che in una primissima sessione di lavori i ministri saranno a confronto con le imprese (presenti numerosi imprenditori da Emma Marcegaglia a Paolo Scaroni). Il problema è far calare le emissioni quando tre quarti del mondo sta entrando nel sistema consumistico e chiede sempre più energia. A riguardo sono due le soluzioni che l'Italia proporrà. Convincere i grandi Paesi che bisogna impegnarsi per portare le energie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo e che bisogna farlo subito, spingendoli a investire nelle nuove tecnologie low carbon. E creare i presupposti affinché i Paesi poveri, del Terzo mondo, inizino a essere autosufficienti grazie all'uso di tecnologie a basso contenuto di carbonio. Una strategia per l'Africa, parte dell'Asia e del Sudamerica che la Prestigiacomo vuole portare avanti con misure di carattere finanziario, aumentando i benefici per le imprese occidentali che esportano le tecnologie per l'energia «pulita». Infine, la biodiversità. Prestigiacomo presenterà «La Carta di Siracusa per la Biodiversità». Un documento che per ora tiene riposto nel suo cassetto. Ma che tirerà fuori al momento opportuno per proporlo ai ministri dell'Ambiente del G8. Di fatto il testo mette a nudo il mancato raggiungimento delle promesse dei governi, che avrebbero dovuto eliminare entro il 2010 la perdita di diversità biologica. «Affinché tale traguardo si possa considerare raggiunto è necessario intraprendere ulteriori azioni», recita la Carta. Insomma, seguire il countdown 2010 è inutile. Meglio tornare a lavorare, stavolta sul serio. Il documento mette nero su bianco il problema dei cambiamenti climatici, dando così ragione alle teorie ambientaliste: «Poiché stanno già avendo un significativo impatto sugli ecosistemi, sulle specie e sul benessere umano - è scritto -, è necessario incrementare le azioni volte ad arrestare tali effetti». E indica, oltre alla tutela del patrimonio naturale, la via del business per contribuire alla fine della soppressione della biodiversità. Prestigiacomo è così pronta a dare una svolta nella lotta ai cambiamenti climatici, alle emissioni di Co2 e nella tutela di tutte le forme, animali o vegetali, presenti sulla Terra. In un G8 costato circa un milione e mezzo di euro. Poco più di quanto l'ex ministro dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, ha speso per la sola comunicazione alla conferenza dei cambiamenti climatici di Roma.

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