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Procreazione, duello Fini-Casini

Il presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini

Schifani: "Gianfranco sbaglia, la legge è buona"

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E ora lo scontro è sulla fecondazione assistita. Fini parla e Casini lo attacca. Di nuovo. Era già accaduto due giorni fa, sul decreto sulle quote latte inglobato - per mancanza di tempi - nel provvedimento sugli incentivi auto. Stavolta l'argomento non è solo tecnico, è più politico. E riguarda la legge sulla fecondazione assistita in parte cassata dalla Corte Costituzionale mercoledì. Il presidente della Camera prende carta e penna e nel pomeriggio di ieri dirama una nota dai toni chiari: «La sentenza della Consulta che dichiara illegittime alcune norme della legge 40 sulla fecondazione assistita rende giustizia alle donne italiane, specie in relazione alla legislazione di tanti paesi europei». E aggiunge: «Fermo restando che occorrerà leggere le motivazioni della Corte, mi sembra fin d'ora evidente che quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre suscettibile di censure di costituzionalità, in ragione della laicità delle nostre Istituzioni». Passa qualche ora e Casini, che fu presidente della Camera quando venne approvata la legge, attacca duro: «Il Parlamento nella 14° legislatura, con un voto ampiamente trasversale, che dovrebbe essere rispettato anche dall'attuale presidente della Camera (che col suo partito vi concorse in modo determinante) ha legiferato laicamente su un tema eticamente sensibile». «Il referendum che ne seguì, con un'astensione di circa il 75%, ha dimostrato - ricorda l'attuale capogruppo dell'Udc - come il popolo italiano si ritrovasse pienamente nell'operato del Parlamento. Rispetto la Corte Costituzionale; aspetto di leggere le motivazioni di una sentenza che peraltro riguarda parti limitate della legge». Infine, nel comunicato del leader centrista, c'è una postilla velenosa: «Respingo al mittente l'idea che la laicità dello Stato si debba difendere con slogan contro lo stato etico, che in Italia ha avuto l'unica pratica applicazione durante il fascismo». Insomma, proprio Fini (che al congresso del Pdl aveva detto che la legge sul biotestamento era da «stato etico») dovrebbe stare più attento agli esempi che fa. Eppure i rapporti tra i due non erano tesi. Anzi, proprio in mezzo alle due dichiarazioni Fini e Casini si erano incrociati alla Camera, si erano salutati affettuosamente. Casini scherzando aveva detto di essere «d'accordo a prescindere» con l'attuale principale inquilino di Montecitorio, e l'altro - di tutta risposta - aveva detto: «Non ti conviene». Così il leader centrista s'è informato meglio e ha risposto a palle incatenate. Dietro s'è ritrovato il fronte cattolico del Pdl, da Roccella a Lupi. Con Fini tutto il Pd. E non è un caso, tra i due ormai c'è una piena concorrenza a corteggiare pezzi centristi di elettorato. Facendo da argine (entrambi) alla Lega. Sono entrambi moderati anche se si rivolgono a mondi collaterali di centrismo. Infatti, anche sul duello riguardo alla fecondazione, entrambi si rivolgono espressamente alle donne.

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