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GordonBrown ha parlato di una immissione nel sistema di 5.000 miliardi di dollari entro il 2010 (ma senza specificare da parte di chi) che, dopo un calo del Pil mondiale dell'1% per cento quest'anno, dovrebbe farlo risalire l'anno venturo del 4. Per evitare il fallimento della conferenza, Obama ha rinunciato a convincere gli europei a varare subito ulteriori stimoli fiscali che avrebbero appesantito troppo i loro bilanci, e Francia e Germania hanno un po' annacquato la loro richiesta di imporre regole ai mercati indigeste a Wall Street e alla City e lasciato all'Ocse il compito di redigere la lista nera dei paradisi fiscali. Un prezioso minimo comun denominatore è stato trovato nella opportunità di potenziare il Fondo Monetario Internazionale, diretto dal francese Strass-Kahn, la cui dotazione è stata triplicata da 250 a 750 miliardi di dollari, con possibilità di ricavarne altri dalla vendita delle riserve auree e che sarà investito, insieme con una nuova agenzia, del delicato compito di mettere sotto controllo gli strumenti finanziari più avventurosi, a cominciare dagli hedge-funds. È stato creato così un robusto "tesoretto" per assistere i Paesi in difficoltà, che potrebbero, con eventuali default, innescare una esiziale reazione a catena. Ai più poveri, saranno destinati ulteriori 50 miliardi a fondo perduto. Altri 250 miliardi verranno impiegati per sostenere il commercio mondiale, che, paradossalmente, nelle scorse settimane le stesse potenze partecipanti hanno spesso ostacolato con provvedimenti più o meno apertamente protezionistici. Infine, c'è un impegno a un approccio globale per liberare le banche dagli asset tossici e, in un tentativo di calmare le piazze, anche la promessa di regolamentare i compensi dei banchieri. Nonostante i toni trionfalistici di Brown, non siamo certo alla formula magica per rilanciare le economie e neppure a un piano organico per fermare la perdita di posti di lavoro che costituisce, oggi, la maggiore preoccupazione, ma è sicuramente stata ribadita la volontà di collaborazione ed evitato il disastro di una simile conferenza, del 1933, che contribuì a trasformare la recessione in depressione. Come ha previsto Berlusconi, per raccogliere quanto è stato seminato ci sarà comunque bisogno di un ulteriore vertice. Ora ci sarà chi giudicherà il bicchiere mezzo pieno e chi argomenterà che invece è mezzo vuoto. Viste le premesse, la prima tesi sembra la più convincente, ma in queste materie, e soprattutto nella riscrittura delle regole, tra il dire e il fare ci può sempre essere di mezzo il mare. Livio Caputo