G20, i Grandi cercano l'intesa
{{IMG_SX}}I grandi in ordine sparso impegnati in una corsa contro il tempo, costretti a dribblare diktat e paletti, avvertimenti e minacce, ma comunque lanciati verso un accordo che oggi ci sarà. Un accordo al ribasso, un piccolo accordo, ma comunque un'intesa che non può mancare e che sarà probabilmente presentata come un successo. Questo è il fermo-immagine della vigilia dell'atteso G20 anticrisi di Londra. Un treno in affanno che ieri è stato alimentato solo dall'entusiasmo di Barack Obama che ha lanciato un appello alla vecchia Europa a superare le divisioni cercando le convergenze, dando così una lezione di sano pragmatismo a stelle e strisce. Una fotografia che il premier Silvio Berlusconi ha di fatto confermato assicurando che oggi saranno sicuramente prese delle decisioni «opportune» ma che molto resterà da fare fino al G8 sotto presidenza italiana. Sarà a luglio, alla Maddalena, che saranno varate le regole vere, «il nuovo codice dei comportamenti finanziari ed economici», ha assicurato Berlusconi. Una linea questa che lo colloca fuori dagli schieramenti forti che si stanno delineando in vista della battaglia negoziale di oggi: l'Italia infatti non sembra schierata nè sul fronte franco-tedesco, nè su quello anglo-britannico. Nella sua prima giornata londinese il premier ha incontrato il primo ministro giapponese Taro Aso e, nel colloquio bilaterale, lo ha informato sul congresso del Partito delle Libertà del fine settimana scorso. «In Italia — ha spiegato il Cavaliere al primo ministro giapponese — abbiamo fatto un grande Partito della Libertà. Il gradimento è già molto alto e per quanto mi riguarda il consenso nei miei confronti è al 66,4% che in questa situazione di crisi è un gran risultato» ha concluso. Nessun incontro bilaterale, invece per il momento con il presidente americano Barack Obama. «Non l'abbiamo chiesto perché non ci sono argomenti nuovi su cui intrattenersi — ha spiegato il presidente del consiglio — Abbiamo tutto chiaro». Alla fine del colloquio con il primo ministro giapponese Berlusconi è andato al ricevimento organizzato a Buckingham Palace e in serata a Dowing Street alla cena dei capi di stato e di governo. A tavola Obama era seduto accanto a Angela Merkel e al presidente coreano Lee Myungbak. Sarkozy accanto al collega cinese Hu Jintao e al presidente sudafricano Kgalema Motlanthe, mentre Silvio Berlusconi aveva alla sua sinistra il premier olandese, Balkenende e alla destra il collega indiano Monmohan Singh. Dal punto di vista politico la scena ieri è stata rubata dal duo Merkel-Sarkozy che si è presentato particolarmente aggressivo e sufficientemente unito da far parlare gli analisti di un rinato asse franco-tedesco. La bozza delle conclusioni del G20 «non è sufficiente», le nuove regole del sistema finanziario mondiale vanno varate ora e qui e non sono «negoziabili». Condizioni che sono sembrate macigni sulla strada già tortuosa dell'intesa e che il presidente francese ha appesantito reiterando la minaccia di lasciare il tavolo in assenza di «decisioni concrete». Eppure la giornata era cominciata non male, con il presidente americamo Barack Obama — al suo debutto sulla scena europea — molto in sintonia con il padrone di casa, il premier britannico Gordon Brown: bisogna «agire subito» e guardare ai punti che «ci uniscono piuttosto che a quelli che ci dividono perché non possiamo trovare un'intesa su tutti i punti», aveva detto profeticamente il presidente americano. Anche Gordon Brown ha riconosciuto che i negoziati sono tutt'altro che chiusi e che si aspettava dei round «duri». Il presidente di turno del G20 ha attaccato le banche sottolineando che è proprio giunta l'ora di «ripulirle». «È uno dei test per misurare il successo di questo vertice — ha spiegato Brown — gli altri sono il no al protezionismo, la creazione delle basi per un'economia a basse emissioni, il sostegno ai più bisognosi». Questo vertice, ha concluso, è «molto importante, perchè il mondo si riunisce per agire di fronte a questo momento senza precedenti della finanza globale».