Casa, accordo da 60 miliardi
. Fermo sostenitore del motto: "se l'edilizia funziona l'economia va meglio". E così ha fatto di tutto per portare a casa questo risultato. Lunghe riunioni, diverse ipotesi avanzate, una trattativa condotta a più mani sotto la guida del ministro Fitto. Martedì sera, poi, è stato trovato l'accordo tra le parti: il premier, sapendo di rimanendo fuori tutta la settimana per impegni internazionali, e non volendo perdere tempo, ha convocato il Consiglio dei ministri di mattina presto, solo qualche ora prima di partire per Londra. Alla fine, così, arriva la fumata bianca. Dopo un lungo tira e molla, con scambi di accuse e polemiche varie, il governo incassa il sì delle Regioni al piano casa. O meglio, a quello che ora il premier ribattezza «piano famiglie». L'accordo raggiunto lascia alle amministrazioni locali il potere di emanare le leggi sulle modifiche edilizie (non oltre 90 giorni). L'esecutivo invece dovrà mettere a punto un decreto legge (tra 10 giorni al massimo) per la semplificazione delle procedure necessarie per effettuare i lavori. La distinzione tra i due piani per il Cavaliere è sostanziale. Appena sbarcato nella capitale inglese, dove si trova per seguire la riunione del G20, il presidente del Consiglio infatti fa subito una precisazione. Quello concordato con le Regioni sarà più un piano famiglia (capace comunque di immettere in circolo almeno 60 miliardi di euro) mentre il vero piano casa giungerà a breve e cercherà di creare insediamenti urbanistici a basso costo per i giovani e chi la casa non ce l'ha, con interventi sul sistema bancario che dovranno consentire di contrarre mutui a rate inferiori agli affitti di mercato. Il premier si dice «assolutamente convinto» del piano per l'edilizia su cui è stato raggiunto l'accordo con gli enti locali, ma definisce il piano casa un'altra cosa. Un «sogno» che prevede la realizzazione di nuovi «insediamenti urbani in ogni capoluogo di provincia». Il sogno a cui fa riferimento il presidente del Consiglio risale ad una promessa fatta più volte in campagna elettorale. Le "New Towns", costruire nuovi insediamenti urbani (oltre 100) per dare un tetto a chi non ce l'ha. Per mettere insieme le risorse necessarie sono già allo studio alcune soluzioni, a partire dalla vendita degli immobili pubblici. Anche in questo caso però "people first": l'obiettivo, afferma Berlusconi nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri è quello di mettere a punto strumenti finanziari flessibili e che possano consentire ai futuri proprietari di pagare mutui con rate più basse degli affitti che chiede il mercato. «Senza arrivare a forzare - rassicura il premier - la vendita nei confronti delle famiglie che li occupano e non avessero la possibilità di pagare un mutuo». Le modifiche apportate alla versione iniziale del piano non cambiano, secondo le stime del governo, il volume degli investimenti che saranno messi in circolo. «I padroni di casa che intendessero approfittare di questa opportunità possono iniziare da oggi a chiamare i progettisti e commissionare il lavoro».