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Craxi: «L'Ue non si rende conto che questo è un problema di tutti»

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.Stefania Craxi è il sottosegretario che, per il ministero degli Esteri, cura le relazioni bilaterali con i paesi dell'Africa del nord. Un lavoro che, negli ultimi anni, è diventato fondamentale per cercare di arginare la marea migratoria che ha investito il nostro Paese. Onorevole ancora una volta assistiamo quasi inermi ad una tragedia e la domanda sorge spontanea: di chi è la responsabilità? «Io credo che, di fronte ad un fatto di questo genere, la cosa che non bisogna assolutamente fare è speculare». Certo, ma resta l'impressione che non si faccia abbastanza. «Quella libica è la direttrice più usata dai mercanti di schiavi. Criminali che lucrano su queste vere e proprie fughe bibliche. L'intesa raggiunta dall'Italia con la Libia è un primo passo nella giusta direzione». Per vedere i primi fatti concreti, però, occorrerà aspettare il prossimo 15 maggio. «Il 15 maggio inizierà il pattugliamento delle coste libiche. Ma io credo che non bastino pattugliamenti e espulsioni per affrontare il problema». E cosa servirebbe? «Serve una politica europea di immigrazione e integrazione. Questo è un problema per tutti». Perché l'Ue mostra così poco interesse? «Non ci si rende conto che quello dell'immigrazione non è un problema transitorio e che la responsabilità politica è di tutti». Intanto, però, paesi come l'Italia vivono una situazione di emergenza. «È vero. Ma dobbiamo guardare all'immigrazione con animo generoso. Anzitutto perché il più delle volte si tratta di gente che fugge dalla fame e dalla guerra e poi perché può diventare una risorsa». In che senso? «Se noi investiamo in formazione professionale e istruzione avremo la possibilità di creare manodopera qualificata che potrà lavorare anzitutto nel proprio paese d'origine attirando investimenti. Ma potrà essere utilizzata anche da noi. E comunque non dimentichiamo mai che l'immigrazione clandestina solleva sempre il problema dei diritti umani. Ha ragione Avvenire quando domanda: ma se questi disperati non potranno più salpare, cosa accadrà alla frontiera sud?» Non teme che la Libia, proprio per evitare problemi sul proprio territorio, possa essere più «tenera» nei controlli? «Io so che quello siglato tra il nostro Paese e il governo libico è un primo passo nella giusta direzione. Probabilmente non è sufficiente perché, da soli, non si può affrontare un problema così vasto. Se siamo tranquilli? Il nostro governo farà di tutto perché l'intesa venga rispettata». Pensa che se si introducesse il reato di immigrazione clandestina qualcosa cambierebbe? «Il reato esiste in molti Paesi e non è vissuto come uno scandalo. Detto questo io credo che occorra essere seri rispetto all'immigrazione. L'Italia non è il Paese del Bengodi. Non possiamo accogliere tutti. E lo dico ben sapendo che la nostra guardia costiera è l'unica che raccoglie i naufraghi anche se si trovano in acque non territoriali. Perché anzitutto sono vite umane».

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