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Berlusconi: "Usciremo dalla crisi"

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

G20, alla ricerca di un patto globale

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{{IMG_SX}} «Non lasceremo nessuno indietro», annunciava Berlusconi chiudendo il congresso del Pdl. Poche parole subito diventate lo slogan dell'intera manifestazione. Non per l'occasione in sè, o pe le dieci mila persone in sala ad ascoltare il suo discorso. È l'impegno del governo a fronte di una crisi economica sempre più dilagante, con il mercato del lavoro tra i più danneggiati. Berlusconi, ieri, quelle parole le ha ripetute. Pur dimostrandosi, forse per la prima volta, un po' preoccupato. Del resto i numeri parlano chiaro: 20 milioni di posti di lavoro in meno per il 2010. Una fotografia che preoccupa tutti i Paesi, alla ricerca di misure e provvedimenti per arginare i danni. «Il lavoro comincia a venire meno in maniera preoccupante», ammette Berlusconi al termine del social summit G8, dedicato proprio al lavoro. A Villa Madama per partecipare alla conferenza stampa di fine G8, arrivando in tanti. Il summit è appena terminato. Il presidente del Consiglio, davanti ai giornalisti insieme al ministro del Welfare Maurizio Sacconi, comincia proprio dai dati, dalle previsioni negative di una crisi «che sta investendo tutto il mondo». Si parla di 20 milioni di posti di lavoro in meno entro il 2010. Ed è qui che Berlusconi riprende le parole pronunciate dal palco della fiera: «Non lasceremo nessuno indietro e porteremo il Paese fuori dalla crisi». L'importante, spiega Berlusconi, «è che uno Stato moderno che ha come filosofia l'economia sociale di mercato» sia messo in grado di non lasciare indietro nessuno. «Terremo i contatti tra imprese e lavoratori, cosicchè alla fine della crisi potranno tornare dopo una sospensione solo temporanea del loro rapporto di lavoro» comunque "coperto" dalla Cig, dai sussidi e da misure «che possono contare su 40 miliardi di euro». Fondi, prosegue Berlusconi, «che ancora ieri (lunedì ndr) Tremonti mi ha detto sono sufficienti. Ma che anche se, per assurdo, non lo fossero potranno essere aumentati ricorrendo alla spesa pubblica». E senza manovre aggiuntive. Il Governo, poi, sta pensando anche ad incentivi per chi vuole diventare imprenditore. Un'esclusione dalla tassazione per i primi tre anni. Proprio sulla figura degli imprenditori, il premier spende qualche parola in più, invitandoli a «lavorare di più», a «credere in se stessi, cercare nuovi sbocchi di mercato e investire risorse personali nelle proprie aziende, sapendo che questo è un momento passeggero. Il presidente del Consiglio spiega, inoltre, di essere pronto a proporre un «social pact» ai governi che parteciperanno al G20 (al via oggi a Londra) e a quelli che poi a La Maddalena parteciperanno al G8. Un «patto globale che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia, la fiducia e trasformare la paura in speranza». Si tratta di una risposta alla crisi che fa dire a Berlusconi che, se è vero che nessuno ha la ricetta giusta, almeno «il mio governo ha fatto quanto doveva fare agendo bene, tempestivamente con rigore ma anche buon senso». Un buon senso che il premier non riconosce alla minoranza targata Pd «che fa opposizione al Paese e non al governo». Che fa proposte - come quella dell'assegno di sussidio di disoccupazione di Franceschini - «a cui non abbiamo aderito perché, dopo aver svolto delle indagini, abbiamo capito che avrebbe incentivato licenziamenti e lavoro nero». E che insulta. E al segretario del Pd che lo irride nel ruolo di padre nobile del Pdl dicendogli che «è vechio dentro», Berlusconi non risparmia una stoccata: «Io lavoro per la crisi. Solo in questa settimana ho tantissimi appuntamenti internazionali, tantissime riunioni. Ma meno male che sono giovane. Anche dentro».

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