La Fiat in aiuto di Chrysler
{{IMG_SX}}Tutto si è svolto nel giro di poche ore e la Fiat è parsa come l'unica ancora di salvezza per il colosso Chrysler. Prima tappa: il presidente degli Stati Uniti Barack Obama respinge il piano di salvataggio di Chrysler e General Motors. A quest'ultima chiede un piano più efficace entro 60 giorni mentre alla Chrysler dice che ha 30 giorni di tempo per realizzare un accordo con Fiat o con un altro partner. Altrimenti può dire addio ai finanziamenti pubblici di 6 miliardi di dollari. Seconda tappa: Chrysler annuncia di aver sottoscritto l'accordo che la lega a Fiat, proprio come auspicato dalla Casa Bianca. Obama nel suo discorso non aveva escluso per la Chrysler il ricorso alla bancarotta come meccanismo per assicurare una ristrutturazione più forte qualora non fosse andato in porto l'accordo con la Fiat. Ma aveva anche sottolineato che non avrebbe permesso la dissoluzione del settore dell'auto Usa. Obama aveva individuato senza esitazioni nella Fiat l'unica possibile ancora di salvezza per la Chrysler, elogiando i prodotti e il management della casa automobilistica torinese. «La Fiat è il partner più adatto. Porterà in dote nuove tecnologie per contribuire allo sviluppo di nuove auto, più piccole e con minori consumi». Dopo le parole di Obama è arrivata la risposta della Chrysler. Ma cosa prevede l'accordo tra la casa americana e la Fiat? La lettera di intenti non vincolante resa nota lo scorso 20 gennaio fissa un'alleanza strategica globale tra Fiat, Chrysler e Cerberus Capital Management (l'azionista di maggioranza della casa americana) grazie alla quale il Lingotto avrà inizialmente il 35% del capitale della casa automobilistica americana, senza alcun esborso ma a fronte del conferimento di prodotti, piattaforme e tecnologie. Fiat fornirà a Chrysler accesso alla propria rete di distribuzione in paesi di importanza fondamentale per la crescita, oltre a significative opportunità di contenimento dei costi. L'alleanza potrà permettere inoltre alla Fiat e a Chrysler di trarre beneficio dalle rispettive reti commerciali e industriali e dai rispettivi fornitori globali. La casa automobilistica americana ha spiegato che l'accordo raggiunto è «basato sulla revisione della precedente intesa non vincolante siglata con Fiat». Non si tratta ancora, dunque, dell'accordo finale teso al completamento dell'alleanza tra Chrysler e Fiat che Obama ha posto come condizione per l'erogazione di nuovi aiuti federali, fino a 6 miliardi di dollari: ma è un'intesa indicativa ha ribadito la Chrysler. Soddisfazione dall'ad della Fiat Sergio Marchionne: «Questa alleanza non solo permetterà a Chrysler di rafforzare la propria solidità finanziaria, ma contribuirà anche a salvaguardare posti di lavoro negli Stati Uniti». Agli azionisti Marchionne ha parlato di «grandi benefici per la Fiat» e ha spiegato che già nel 2011 potrebbe essere pronta la prima vettura comune. Intanto alla GM, Wagoner esce di scena e arriva Frederick Henderson.