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Angeletti: "La ripresa parte dall'auto e dalle costruzioni"

Luigi Angeletti

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{{IMG_SX}}«La ripresa parte dall'auto e dall'industria delle costruzioni. Per questo ben venga un accordo tra Fiat e Chrysler che verrebbe a creare un grande gruppo con interessanti prospettive per il mercato e per l'occupazione». Luigi Angeletti, segretario generale della Uil fa un'analisi attenta degli scenari che si annunciano per l'industria di Corso Marconi nell'eventualità di un accordo con la casa americana. In che modo secondo lei, l'intesa con Chrysler è importante per il mercato dell'auto? «Se riesce l'operazione Chrysler, l'azienda automobilistica americana diventa un mezzo attraverso il quale la Fiat può commercializzare prodotti in America. Non vendo controindicazioni o rischi». Che prospettive si aprono per la Fiat? «Il mercato dell'auto anche se ora soffre e ha avuto una caduta seria è comunque destinato a riprendersi e al di là degli effetti degli incentivi che comunque si faranno sentire già a marzo. Per questo sono dell'idea che non va ridotta la capacità produttiva perché il mercato tornerà a livelli normali con 15 milioni di auto vendute in Europa. Sono convinto che nel mondo il mercato non subirà cadute permanenti. Il problema semmai è di essere sufficientemente reattivi ai cambiamenti della domanda». In che modo l'auto si deve preparare alla ripresa? «Bisogna puntare molto sull'innovazione dal punto di vista tecnologico e quindi sulle vetture che risparmiano energia. Questa è la vera sfida del mercato dell'auto. Bisogna avere una strategia diversa che aumenti quote di mercato per la Fiat». L'amministratore delegato della Fiat Marchionne prospetta un futuro con 6 grandi gruppi nel settore dell'auto, che ne pensa? «Quello è un problema di economie di scala. La competizione, passata la crisi, sarà molto più accesa quindi esiste un problema di qualità del prodotto e di costi che vanno affrontati con economie di scala. La creazione di grandi gruppi consentirà di produrre più auto riducendo i costi». Ma non porterà anche a delocalizzare la produzione? «Più di quello che già c'è. In Italia anche in un momento di crisi si vendono 2 milioni di auto a fronte di una produzione di 600.000». Che contributo può venire dal mercato dell'auto per uscire dalla crisi? «Si può dire a ragione, che la ripresa in Italia parte dall'auto. E non mi riferisco solo al numero di vetture che si montano, quanto alla produzione di componenti. Guardiamo a quanto è successo in passato. Quando l'industria dell'auto ha avuto una fase di espansione anche la produzione industriale è cresciuta. La Fiat più la Chrysler potrebbero produrre insieme 4 milioni di auto con un coinvolgimento significativo dell'indotto. Altra cosa sarebbero accordi con case automobilistiche europee con le quali ci sarebbe il rischio di una sovrapposizione della produzione e la conseguente cannibalizzazione degli stabilimenti». Oltre all'auto quali altri settori possono contribuire alla ripresa economica? «Il governo deve fare sul serio mettendo in campo investimenti in infrastrutture e a sostegno di prodotti a forte risparmio energetico. Il piano casa può essere un grande volano perchè l'industria delle costruzioni è importante per l'economia. Costruzioni, auto e infrastrutture, sono i tre binari sui quali si gioca la ripresa economica».

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