La prossima battaglia «Abolire le Province»
Due righe: il primo congresso del Pdl «invita le Camere a dare subito il via alle procedure necessarie per l'abolizione delle Province, e il necessario trasferimento delle competenze alle Regioni e ai Comuni». Non è il passaggio dell'intervento di qualche relatore, o una battuta di un delegato. Si tratta in realtà di uno dei punti della mozione finale del congresso del Popolo della Libertà. Il progetto che il nuovo partito, che oggi di fatto prende il via, si impegna a realizzare. In tutto tre pagine scritte la vigilia dell'inizio del congresso da alcuni componenti del team costitutivo del Pdl - lo stesso che ha lavorato allo statuto –. Tre pagine viste e limate fino all'ultima ora, per poi essere state presentate ieri sera al premier, per l'approvazione finale. Oggi, prima di chiudere il congresso, il documento verrà presentato all'assemblea dei 6000 delegati, per poi procedere al voto finale per alzata di mano. Ventisei piccoli obiettivi, messi nero su bianco, pensati e selezionati con molta cura. Oltre a quello sull'abolizione delle Province (il primo dell'ultima pagina) la mozione contiene numerosi punti del programma elettorale del Pdl (alcuni più volte affrontati da Berlusconi nei suoi interventi pubblici). Le prime righe sono dedicate ai ringraziamenti: dai cittadini che dal 1994 hanno reso possibile la nascita del Pdl, ai militanti di Forza Italia e Alleanza nazionale. Si ribadisce come i principi ispiratori del Partito Popolare Europeo saranno il riferimento naturale del Pdl, partito che si fonda sui valori della centralità della persona e della libertà. Si rende omaggio ai soldati italiani impegnati in missione di pace all'estero sottolineandone «l'impegno coraggioso». C'è anche la crisi economica: si dà atto al governo di averla affrontata «in anticipo e con risposte». Sempre per la situazione economica attuale, si riconosce che la crisi «impone un ripensamento dei meccanismi regolatori dei mercati, ma evitando ogni ritorno a forme di statalismo sconfitte dalla storia». Altro punto clou: il controllo dell'immigrazione clandestina, considerato «rigoroso», pur parlando poi di «accoglienza fraterna» verso chi viene nel nostro Paese per lavorare e integrarsi. E ancora: si ribadisce l'esigenza di una riforma della Giustizia (uno dei temi centrali del programma del Pdl), si riafferma il principio di laicità dello Stato, pur sottolineando il ruolo fondamentale della Chiesa Cattolica: «Il Pdl si impegna a difendere con forza la libertà di espressione del Pontefice e dell'Episcopato, il cui magistero per il Popolo della libertà è un riferimento importante, pur nel rispetto della libertà di coscienza di ogni aderente». Si considera sacra e irrinunciabile «la tutela della vita in ogni sua fase, della famiglia basata sul matrimonio, della libertà delle scelte e degli stili di vita individuali». In più nel progetto del Pdl si conseidera «prioritaria la garanzia delle condizioni sociali per i più deboli». C'è poi il capitolo delle riforme, riproposto proprio ieri all'ordine del giorno del congresso da Fini. Ebbene, nella mozione il modello Presidenzialista e Federalista è considerato la strada per creare istituzioni più efficienti e meno costose. Infine: centralità del Parlamento, dovere dello Stato e delle Regioni per i livelli di assistenza sanitaria, il sistema universitario e scolastico «che deve essere libero, pluralista basato sul merito e sul rigore». In serata il coordinatore La Russa ha espresso le sue perplessità ai delegati circa la mozione, preferendo, per il voto finale, la Carta dei valori.