Pdl, secondo giorno di congresso
Sedici ministri, i capigruppo parlamentari, i presidenti di Regione, e i presidenti delle Camere, con Gianfranco Fini previsto alle 12,30 e Renato Schifani nel tardo pomeriggio. Programma fitto per la seconda giornata del congresso Pdl, e così per gli altri iscritti a parlare lo spazio a disposizione è ridottissimo: massimo cinque minuti di intervento dal palco, perlatro con una platea ancora mezza vuota. E con il presidente di turno delle assise, Lucio Malan, inflessibile nel far rispettare i tempi: vittime della clessidra anche esponenti del Governo come Michela Brambilla e Alfredo Mantovano. Elogi invece per il ministro Gianfranco Rotondi, rimasto nei tempi. Elio Vito addirittura salta il proprio turno: chiamato sul palco, non avendo risposto viene immediatamente sostituito da Giorgia Meloni. Far vivere il Pdl è una "mission impossible", ma Silvio Belusconi può riuscire nell'impresa, dice il ministro alla Semplificazione Roberto Calderoli. "Ho sempre pensato che il Pdl sia una "mission impossible". Ma Berlusconi ci riesce spesso, in queste imprese. Dipende tutto da lui: senza Berlusconi non sarebbe accaduto alcunché". La fusione tra An e Fi, comunque, creerà inevitabilmente degli "scontenti", secondo Calderoli, e in qualche caso potranno rivolgersi alla Lega: "Ce ne sono tanti che si sono fatti vivi: un conto è dire ai capi che ci si deve fondere, perché qualcosa a loro in cambio arriva sempre, un altro è dirlo alla base". Dall'opposizione il più duro è Di Pietro: "Noi in questo momento sentiamo la responsabilità di costruire un'opposizione dura contro questo regime fascista di ritorno. Berlusconi e il Pdl hanno le loro aspirazioni, noi di Idv abbiamo il dovere civico di impedire che si instauri il pensiero del partito unico per evitare la nascita del pensiero 'piduista' che è nel cuore di Berlusconi che ogni giorno ribadisce con comportamenti e parole". Berlusconi - conclude Di Pietro - non ha il consenso del Paese.