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«Finalmente uniti»

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È una platea attenta, poco emotiva che dosa gli applausi quella che Berlusconi ha di fronte nel grande padiglione della nuova Fiera di Roma. È l'Italia del fare, quella che sente e vive la crisi sulle proprie spalle e che ora si affida al suo leader per uscire dal tunnel. È un popolo diverso quello dei delegati e degli invitati al congresso fondativo, profondamente diverso da quello che finora ha seguito Berlusconi nei comizi delle campagne elettorali. Scomparse le scollature vertiginose delle donne, scomparsi gli abiti griffati, via anche gli abiti scuri degli uomini, via le ragazze formato velina, via il manager style; è un mix di maglioni, di gonne sul ginocchio, di tacchi bassi, di chiome asciugate con il phon di casa. E questo popolo vuole certezze e chiede a Berlusconi il massimo. All'apparenza sembra una platea poco esuberante, più da convegno che da congresso, in realtà l'emotività, il popolo dei delegati del Pdl, l'ha messa da parte perché il processo fondativo è già stato digerito. Ora quello che si aspettano è che il loro leader indichi la strada da percorrere. Così seguono le parole di Berlusconi con il cervello più che con il cuore; non si interrogano sui problemi della fusione ma sono come uniti in un grande contenitore, possono superare le sfide di tutti i giorni. La scenografia è perfettamente intonata a questo mood. L'unica concessione alla spettacolarità è il megaschermo che fa rimbalzare le immagini di un'Italia con le sue bellezze naturalistiche e artistiche ma anche di un Paese che è fedele alle proprie tradizioni: quella sfilata di pasta, dolci regionali e grappa diventano parte del programma del nuovo partito come orgoglio dell'italianità. «Abbiamo voluto che tutto fosse molto minimalista perché la crisi non richiedeva scenografie grandiose» spiega Mario Catalano, l'architetto di Berlusconi che ha curato l'allestimento della sala. Le voci della platea sono variegate. «Era il discorso che ci aspettavamo, finalmente siamo uniti; sì perché sul territorio il Pdl c'era già da tempo» dice Angela Iannaccone di Forza Italia di Caserta. «Mi è piaciuto quando è stato ricordato il pensiero di Pinuccio Tatarella e il fatto che fosse un precursore del partito unico» commenta con le lacrime agli occhi Giancarlo D'Anna di An di Fano. Paura di essere fagocitati da Forza Italia? «No, perché? Io non cambio, i miei valori restano sempre gli stessi. Semmai saremo noi a contaminare positivamente il Pdl con le nostre idee» afferma con un piglio pieno d'orgoglio. E poi: «Ci sarà una sana competizione a chi fa meglio, i nostri valori sono troppo radicati per farci schiacciare». Vicino a lui interviene un omone, Alberto Santorelli, pantaloni di velluto a coste, anche lui di FI: «Ci sarà un problema di selezione della classe dirigente a livello locale. Bisognerà vedere se c'è un tesseramento normale o cos'altro». Un giovane si fa avanti: «Scriva pure, mi chiamo Manuele Capuano, sono di Salerno, il discorso di Berlusconi è stato molto unificante ma secondo me, dovrebbero esserci le correnti. Ho 32 anni ma penso che le correnti non sono un modo vecchio di fare politica. Eviterebbero le frizioni con An». «Giusto anche io sono d'accordo sulle correnti» aggiunge Rosario Bisogno, 28 anni di Salerno, di Forza Italia: «Finché c'è Berlusconi tutto si tiene e il discorso di oggi è la dimostrazione ma in futuro ciò che può tenere unito il Pdl sono le correnti». Per Patrizio Caresta della Dca di Roma, «bene il richiamo di Berlusconi ai valori etici e al ruolo dell'Italia in Europa» ma poi avverte: «Sul territorio bisogna confrontarsi con i problemi di ogni giorno. E per questo noi le alleanze con le forze democratiche degli altri partiti della coalizione le stiamo già facendo». Correnti? «Sì, più o meno». Nella platea c'è chi agita a fine discorso fasci di garofani rossi. «Mi ha commosso il tributo che Silvio ha fatto a Stefania Craxi, era un omaggio dovuto» dice soddisfatto Gennaro Salvatore del Nuovo Psi e rimarca: «Per noi il Pdl è una grande opportunità. C'è un leader forte che tiene unite diverse anime. Il suo discorso ha parlato proprio alle diverse forze del nuovo partito». Francesco Nicodemo di An di Catania non nasconde che «nella prima fase il sentimento di appartenenza al partito d'origine potrebbe pesare. An è più radicato sul territorio ma oggi Berlusconi ci ha detto tra le righe che ognuno di noi deve rinunciare a qualcosa e seguire i valori comuni. Non penso che il Pdl finirà con Berlusconi, ormai è ben strutturato. Ma non vede che qui Berlusconi ha già tracciato una strada comune?»

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