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Piano casa, l'intesa non c'è

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{{IMG_SX}}Il giorno prima aveva già espresso qualche perplessità. Non per il progetto in sè, («veicolo per rimettere in moto l'economia», ha spiegato sin dall'inizio). Ma per il tam tam di notizie, dati, cifre, ipotesi, e progetti circolati nell'ultima settimana. Con tanto di testo del disegno di legge sull'edilizia riportato da molti quotidiani. Tutto fino a martedì. Quando Berlusconi prima confida che il testo che circolava non era quello quello vero. Poi, anticipa il confronto con le Regioni del giorno dopo, in cui si sarebbe cercato l'accordo sul piano. E così è stato anche se, forse, Berlusconi avrebbe voluto un esito diverso. Così, il piano casa slitta, niente decreto legge domani in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. Ma il premier non molla, anzi passa al rilancio. È sera quando il capo del Governo, da Napoli, raccontando ai giornalisti l'incontro con le Regioni rilancia il suo progetto. Innanzitutto chiarisce subito, a scanso di equivoci, di non aver nessuna intenzione di fare passi indietro, convinto più che mai che gli italiani siano d'accordo con lui. Forte di questo lancia anche un avvertimento: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica; il problema è che sono «gelose delle proprie competenze». E, annuncia, domani «sul tavolo del Consiglio dei ministri qualcosa sulle abitazioni ci sarà». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata. Dopo l'incontro con le Regioni era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento "cornice" che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - aveva ribadito infatti più volte Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. La mediazione era stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio era sceso in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo: «L'urgenza del piano c'è e resta - aveva detto - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega. Ma senza mollare, anzi puntando i fari sul Consiglio dei ministri di domani: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva aggiunto infatti il Cavaliere. Regioni, province e comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos. La discussione che si è aperta non fa però retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti di un progetto giusto e urgente. Ma non solo. Il presidente del Consiglio rilancia anche un altro cavallo di battaglia, quello delle cosiddette "new town" e di cui il piano per l'edilizia popolare già messo a punto è il primo tassello: una promessa della campagna elettorale che ora vuole onorare. Stavolta, d'accordo anche le Regioni.

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