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«Mussolini grande statista? Non la penso più così»

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Seccala risposta al giornalista americano che gli chiedeva se considerasse ancora il Duce come il più grande statista del secolo scorso: «Non sono più dello stesso parere. È evidente. La risposta è nei fatti, nelle cose che ho fatto negli ultimi anni. Se non fosse così, sarei schizofrenico». Quindi una battuta sulla possibile estradizione di Cesare Battisti: «Nel pieno rispetto della decisione autonoma della Corte brasiliana, mi auguro che essa accetti l'estradizione, perché non si può sostenere che sia un perseguitato politico». Ma a tenere banco è soprattutto l'attualità. Sul testamento biologico in discussione al Senato il presidente della Camera non ha dubbi: «Sulle questioni sensibili nessun partito può dire come la si deve pensare». Nessun dubbio neanche sul Pdl: «Il successo di Berlusconi lo spiego nel modo più semplice: raccoglie il consenso elettorale e quindi interpreta il sentimento della maggioranza degli italiani. È la democrazia. Io amo il mare e i delfini, ma in politica non ci sono delfinati: non siamo in una monarchia, ma in una repubblica. Quando sarà il momento, si dibatterà e il partito deciderà il successore. Ora il leader è Berlusconi». E se sulle riforme istituzionali il lavoro potrà riprendere dopo l'approvazione da parte del governo dell'ordine del giorno presentato dal segretario Pd Dario Franceschini in cui si chiede un impegno su questo tema («Un atto politico di enorme rilievo»), sulla politica estera Fini guarda agli Usa. In particolare per ciò che riguarda l'Iran: «È essenziale che l'apertura statunitense venga supportata dalla massima unità possibile dei governi occidentali e dell'Unione europea. Non dobbiamo essere attori passivi».

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