Due terzi delle medie industrie si attende un calo di produzione e fatturato
Laproiezione emerge dall'ottava indagine di Unioncamere e Mediobanca sul settore su un campione di 4.226 aziende. Di fronte alla congiuntura negativa, le medie imprese industriali non si scoraggiano, anzi per aggredirla puntano su qualità, innovazione, riconoscibilità e prezzi più contenuti: quasi la metà (più del 45%) mira a sviluppare nuovi prodotti, e poco meno di un terzo (27,9%) si sta impegnando nella ricerca di nuovi mercati. Il capitolo dell'accesso al credito indica che poco meno di un terzo delle imprese ha avuto difficoltà negli ultimi sei mesi, in particolare quelle che hanno avuto un calo di ordinativi esteri, del fatturato nel 2008, che non hanno investito e che si trovano al Sud. Per la maggior parte ci sono state limitazioni nell'ammontare del credito, altre hanno riscontrato tassi più onerosi, altre ancora hanno avuto richiesta di maggiori garanzie reali, ad una minoranza è stato chiesto il rientro del fido. Per il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello, nei confronti «delle piccole imprese c'è un pregiudizio culturale da parte delle banche nel dare credito, con un atteggiamento restrittivo». Mondello auspica che i provvedimenti del Governo per il settore siano «sicuri e attuati rapidamente perchè la crisi non consente rinvii». A fine anno, comunque, «si potrà vedere la fine del tunnel» secondo Mondello. Da Mediobanca arriva un freno alle imprese che non riescono a pagare neanche gli stipendi e chiedono la copertura del 100% del fabbisogno in attesa di tempi migliori: «È una richiesta poco ragionevole, perchè il rischio è elevatissimo e la banca impiega denaro dei risparmiatori e non denaro proprio», ha rilevato il direttore generale di Mediobanca, Renato Pagliaro. Nel rapporto banca-industria «solo in Italia c'è ambiguità delle forme tecniche, cioè sconto fatture, scoperto di conto corrente, che consentono agli imprenditori di approvvigionarsi senza avere il senso di essere indebitati».