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Bio-testamento, il Senato approva il ddl

Sacconi

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{{IMG_SX}}Il Senato ha approvato il disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (il cosiddetto testamento biologico) con 150 voti favorevoli, 123 contrari e 3 astenuti. Il disegno di legge predisposto dal relatore Raffaele Calabrò (Pdl) passa ora alla Camera dei deputati. Erano presenti 278 senatori, hanno votato 276, la maggioranza era di 139. L'approvazione dopo il botta-risposta tra il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ed esponenti dell'opposizione oggi in Aula al Senato durante la votazione del ddl, in merito all'articolo 5 del provvedimento che prevede che le Regioni assicurino l'assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo persistente. La versione iniziale del ddl prevedeva infatti che tale assistenza rappresentasse "livello essenziale di assistenza", dunque a carico dello Stato. L'articolo 5 è invece passato con una riformulazione proposta dal relatore Raffaele Calabrò, nella quale si afferma che «il ministro del lavoro di intesa con la conferenza permanente, adotta le linee guida cui le regioni si conformano nell'assicurare l'assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo permanente». Una riformulazione che «stravolge» il senso dell'articolo, aveva attaccato duramente in Aula il senatore Lusi del Pd: «Avete ribaltato sulle regioni - ha detto rivolgendosi alla maggioranza - un problema dello Stato in relazione ai livelli essenziali di assistenza. Avete modificato l'impianto del testo originario. Così si lascia tutto alle possibilità delle regioni e le famiglie avranno risposte diverse a seconda della regione». Ferma la replica, sempre in Aula, del ministro del Welfare Maurizio Sacconi: «L'Italia - aveva detto - è maledettamente lunga e l'efficacia dei servizi si scontra con l'inefficienza di una parte del Paese. Questo - ha aggiunto - è un tema che non può essere affidato ad una norma-manifesto, bensì all'accelerazione dei processi di cambiamento necessari». Il problema, ha concluso il ministro, «non è cioè di soldi, ma relativo alla qualità del Servizio sanitario nazionale sul territorio».  

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