Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Marrazzo apre al piano casa ma pone condizioni

Piero Marrazzo

  • a
  • a
  • a

{{IMG_SX}} Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, tenta la mediazione sul piano casa. Quello del Lazio, Piero Marrazzo, apre uno spiraglio. All'inizio era stato netto, come i suoi colleghi di centrosinistra, ieri, dopo il confronto con Formigoni, si è mostrato possibilista: «Ho ancora dubbi ma non pregiudizi». I due presidenti si sono ritrovati la mattina in una trasmissione televisiva e il pomeriggio alla stazione Termini per l'inaugurazione del treno superveloce Frecciarossa. Hanno discusso del decreto preparato dal governo che permette un ampliamento del 20 per cento della volumetria della propria casa o stabilimento e la demolizione-ricostruzione con un premio di cubatura del 35 per cento. Marrazzo avrebbe concordato con Formigoni sulla necessità di evitare che l'esecutivo emani un decreto, che rischia pure di rendere il provvedimento incostituzionale, visto che l'urbanistica è una delle materie di competenza delle Regioni. Tuttavia «domani (oggi nell'incontro con il governo, ndr) si potranno fare dei passi avanti per trovare dei punti di equilibrio», ha detto il presidente del Lazio. Nel merito, secondo Marrazzo, deve essere modificata la filosofia del piano che adesso dà l'idea che «si vogliano togliere dei vincoli», mettendo così in discussione «un altro diritto del cittadino che è l'ambiente». Piuttosto bisogna aiutare «chi non riesce a pagare l'affitto o il mutuo per la prima casa senza far pagare il prezzo della crisi economica al territorio. Nel Lazio abbiamo previsto 550 milioni di euro per le politiche della casa e abbiamo sbloccato fondi per oltre 300 milioni con l'obiettivo di costruire migliaia di nuovi alloggi per giovani coppie, per anziani e per le forze dell'ordine». Ma non solo. «Noi pensiamo di rimettere in moto il mercato attraverso le ristrutturazioni e ristrutturare significa anche bioedilizia e fotovoltaico». Ecco un altro «paletto» che Marrazzo avrebbe posto a Formigoni. Al governo. Quindi sì al piano soltanto se è concordato con le Regioni, se punta alla bioedilizia, cioè se sposa un impegno ecologico e, ancora, se prevede la possibilità per le Regioni di controllarne gli effetti, cioè di evitare abusivismo e cementocrazia. Nel Lazio, infatti, la situazione è particolare. L'assessore all'Urbanistica Montino ha preparato un censimento dei siti industriali dismessi, alcune centinaia. «Con il cambio di destinazione d'uso - spiega - e la demolizione con ricostruzione maggiorata del 35 per cento della cubatura originaria, potremmo assistere a una nuova ondata di costruzioni, senza regole e senza alcun rapporto con l'interesse pubblico». Dunque attenzione e rigore ma nessuna posizione di chiusura netta. In fondo proprio ieri il Consiglio regionale del Lazio ha approvato la norma che permetterà di recuperare i sottotetti. Niente di paragonabile all'aumento di cubature, certo, ma pur sempre un passo per far ripartire il settore dell'edilizia (che traina lo sviluppo della regione), e per dare ossigeno alle famiglie. E se è stata convocata per domani una seduta straordinaria della commissione Urbanistica del Consiglio regionale del Lazio, con tutti i capigruppo, questa mattina alle nove si incontreranno i governatori per mettere a punto (se risulterà possibile) un documento da consegnare al governo. Poi ci sarà l'incontro con il ministro Fitto.

Dai blog