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Formigoni: "Il Pdl apra un nuovo rapporto con Casini"

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{{IMG_SX}} Milano-Roma-Milano-Roma. Roberto Formigoni va su e giù per l'Italia. Ora per l'inaugurazione dell'Alta Velocità, ora per il piano casa. E nel fine settimana per il congresso del Pdl. Insomma, il suo percorso sembra riavvicinarsi alla Capitale. Almeno per gli impegni istituzionali. Lui glissa: «Vediamo». Presidente, che cosa farà da grande? Tra un anno ci saranno le Regionali? «Appunto, c'è ancora tempo per decidere». Si ricandiderà? «Al momento penso che nel mio futuro ci siano quattro possibilità. Una di queste è che chieda la riconferma».  E le altre tre? «Le altre tre certo non le dico a lei. C'è tempo, comunque». Si parla anche di un suo possibile ingresso al governo, in particolare se Bondi lascerà il ministero. «Non credo che Bondi lasci, il fatto che sia anche coordinatore del Pdl non è incompatibile con l'incarico ministeriale. Ma quello che farò, al momento mi sembra secondario». Secondario? «Penso proprio di sì. Scusi, stiamo per andare a un congresso che sancirà la nascita del più grande partito nazionale. Un partito che punta ad essere il più grande partito della storia di questo Paese. Che già oggi raccoglie 16-18 milioni di elettori e punta ad andare oltre i venti. Il mio futuro non mi pare al centro della questione». Tuttavia, oggi si apre una fase nuova, di assi trasversali tra ex di An e ex di Forza Italia. Lei ne è stato un precursore. «Non c'è dubbio. E non c'è dubbio che si apra adesso una grande fase di rimescolamento generale in cui, più che le alleanze, conteranno le idee. Berlusconi è il leader indiscusso: il popolo è sovrano e decide, e ha scelto alla sua guida un altro sovrano». Senta, anche Berlusconi comunque parla di un Pdl oltre il 50% e sembra ricomprendere l'Udc. Si può riaprire un nuovo rapporto? «È quello che mi auguro e l'ho detto chiaramente al convegno di Rete Italia a Riva del Garda due settimane fa. Penso che l'Udc abbia avuto una linea alle volte poco chiara che ha creato qualche difficoltà. Adesso però è pensabile di aprire una nuova fase e un nuovo rapporto».  In che modo? «Non lo so, non sono in grado di dare una risposta sulle formule». È possibile immaginare un accordo sul tipo di quello che c'è tra Pdl e Lega? Un'alleanza? O magari un rapporte federativo? «Mi sembra molto presto ragionare oggi in questo modo. L'importante è definire oggi la cornice politica, poi le formule si possono trovare». Presidente, un'indicazione in questo senso può venire dal congresso? «È un congresso particolare quello che celebriamo, è un congresso fondativo. Non si decide in questa sede una linea. Ciò che conta è che ci sia un segnale di attenzione». Ultima questione, la Lega. Il Pdl deve essere competitivo? «Sono sei mesi che lo dico. E in Lombardia lo è. Serve un Pdl in cui tutti siano pronti a sporcarsi le scarpe, ad andare per strada, a sacrificare il week end per incontrare i cittadini. E per prima cosa immagino la modifica della legge elettorale con la reintroduzione delle preferenze».

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