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Casa, no al decreto: slitta il piano

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Il governo apre alla Regioni sul piano casa. Il provvedimento sarà oggetto di un confronto che andrà avanti fino a martedì per individuare una soluzione il più possibile condivisa. È il risultato della Conferenza unificata svoltasi a Palazzo Chigi, alla presenza del premier Silvio Berlusconi, che ha annunciato l'apertura di un tavolo tecnico in sede di Conferenza, registrando «un piano di colloquio aperto» con le autonomie locali. Un percorso che permetta di superare anche la contrarietà sull'uso dello strumento del decreto legge. «Non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno», ha chiarito il presidente del Consiglio, spiegando che «il piano riguarda il 50 per cento delle abitazioni, 25-28 per cento delle monofamiliari e il 13-15 per cento le bifamiliari. Il provvedimento riguarderà quasi il 50 per cento delle famiglie italiane e non le ville come ho letto stamattina su alcuni giornali. Si è parlato di sopraelevazioni - ha aggiunto il premier -, ma noi non vogliamo nulla di tutto questo, che fa parte di una economia da dopoguerra e che porterebbe a un disastro per quanto riguarda l'estetica delle case nelle nostre città». Berlusconi ha sottolineato infine come con le Regioni vi sia «una collaborazione importante per un grande Piano casa, che non è questa misura che riguarda un singolo settore». Tra le possibili proposte, ci sarebbe la realizzazione in tutta Italia, nelle periferie, di vere e proprie «new town» sul modello di Milano Due, destinate soprattutto alle giovani coppie e alle famiglie in difficoltà. La Conferenza unificata di oggi ha intanto fatto emergere la volontà di trattare e di individuare soluzioni condivise. Il provvedimento non andrà al prossimo Consiglio dei ministri di venerdì, ma «da subito si aprirà un tavolo che lavorerà entro martedì per una soluzione condivisa», come ha affermato il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, in conferenza stampa al termine del vertice. «Abbiamo preso atto della contrarietà delle regioni sulla bozza di decreto e abbiamo definito un percorso», ha aggiunto il ministro, che ha annunciato una prossima Conferenza unificata al termine dei lavori del Tavolo tecnico. «Il metodo è positivo utile e costruttivo - ha commentato Fitto -, predispone un percorso che eviti contrapposizioni tra i livelli istituzionali». Quanto al ricorso al decreto legge, Fitto ha comunque chiarito che il governo si riserverà la scelta al termine con il confronto con le regioni. Cauto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che ha comunque registrato «il passo in avanti» compiuto dal governo, riservandosi una verifica sugli effetti dei contenuti. «Ora siamo sul binario giusto - ha osservato il governatore dell'Emilia Romagna -, occorre definire le competenze dentro a regole e governo del territorio di qualità». Dello stesso tenore l'intervento del presidente dell'Anci, Leonardo Domenici, per il quale «i presupposti alla base dell'iniziativa del governo sono condivisi dai Comuni». Il sindaco di Firenze si è in particolare detto convinto che «il confronto si è messo sui giusti binari». Il tavolo tecnico, riunito subito nella sede del dipartimento delle Regioni, lavorerà fino a martedì prossimo. Resta l'intesa tra governo e Regioni che prevede lo stanziamento di 550 milioni di euro complessivi per l'edilizia residenziale pubblica. L'accordo prevede che il governo finanzi il piano inizialmente con 200 milioni di euro, dando priorità alla cantierabilità delle iniziative, per reintegrare poi interamente il fondo fino a raggiungere la somma complessiva.  

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