Un messaggio che va al di là dei confini del Pdl
Difronte alle ricorrenti chiusure conservatici che interdicono qualsiasi riforma istituzionale, e alle tentazioni plebiscitarie e populistiche che affliggono l'intero arco politico, il presidente della Camera ha riaffermato i capisaldi del costituzionalismo liberale che esigono il rafforzamento contestuale sia del governo che del parlamento, in un sistema equilibrato di limiti, pesi e contrappesi. Con il rifiuto di quelle diffuse pulsioni identitarie che spesso sottintendono razzismo e sciovinismo, Fini ha preso atto dell'inevitabilità dello sviluppo anche in Italia di una società multietnica, multiculturale e multireligiosa che necessita di regolamentazione secondo un progetto di diritti e doveri di cui non si può più fare a meno. In presenza di una politica inquinata dal gregarismo, dal conformismo opportunistico e dal culto delle personalità, ha avuto il coraggio di indicare nelle capacità personali e nei meriti il criterio portante che deve presiedere all'organizzazione dei partiti, ammonendo di conseguenza anche i suoi collaboratori a non dar vita a camarille di potere nel nascente Popolo delle libertà. Fini ha quindi ribadito il principio della laicità dello Stato che si coniuga perfettamente con il rispetto del ruolo che la fede ha nella coscienza individuale: ha così preso le distanze dall'atteggiamento strumentale che molti politici, non solo a destra ma anche a sinistra, praticano nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche. Si è trattato di una presa di posizione tanto più encomiabile in quanto viene dal leader che anni fa ottenne dal Vaticano il via libera alla nascita di Alleanza nazionale. Gianfranco Fini sembra dunque avere compreso che il partito di maggioranza, a cui è affidato oggi il governo del paese e che continuerà domani a svolgere un ruolo determinante, deve avere una chiara visione del futuro in grado di superare le questioni contingenti incluse le difficoltà che attualmente opprimono gli italiani. Il messaggio del presidente della Camera è forte perché parla anche al di là dei confini del centro-destra, e restituisce al confronto tra avversari quel dialogo che unisce e rende forte una nazione. Si tratta ora di vedere in che misura tali parole saranno accolte dai suoi compagni del partito di ieri e di quello di domani, e dagli stessi avversari politici a cui pure sono indirizzate. Massimo Teodori