«Fini vola ormai al di sopra del Pdl»
S'aggirava per la sala. Si guardava attorno come un bimbo al luna park. Lui se la ride: «Non è che fosse molto divertente». Poi ci scherza: «Sono arrivato in tempo per l'addio finale». Umberto Croppi è l'assessore alla Cultura del Comune di Roma. È lo stratega della campagna elettorale di Gianni Alemanno ma ascolta soddisfatto Gianfranco Fini. Prova ad analizzare: «Dalla destra sono uscito nel '91 perché sembrava imbrigliata, chiusa nelle sue discussioni legate a un mondo che ormai non esisteva più. Stavolta ho trovato un'area politica proiettata verso il futuro». Qual è la sua valutazione del discorso di Fini? «È stato un intervento di grande profilo. Ha avvertito tutti che adesso si naviga in mare aperto e tutti devono essere pronti a fare da soli. O comunque a procedere non più come prima». L'Italia di Fini è un'Italia sostanzialmente laica? «Certo, è chiaro che il presidente della Camera pensa a un Paese multietnico e multireligioso, di conseguenza anche il Pdl è necessario che, nella sua visione, sia pronto a navigare anche oltre i propri confini naturali». Il partito però, avverte Fini, è uno strumento. O almeno così è stato An? «Guardi, già quindici anni fa si poneva questa questione. Non si può avere fede in un partito. Non sono i contenitori a fare la storia, quella la fanno i contenuti». Senta, assessore. Quello che emerge da questo congresso e che, in questa area politica, oltre a Fini c'è un altro leader: Gianni Alemanno. «Sicuramente Gianni ha un suo modello chiaro, complesso e globale». In antitesi a quello di Fini. C'è spaccatura tra i due? «Spaccatura non mi pare il termine giusto. Non vedo alcuna rottura. Voglio farle notare che anche Alemanno nel suo intervento, ha citato Giovanni Gentile, un laico che ha fatto dell'attualizzazione del pensiero una linea e un progetto da seguire». Il suo richiamo però è ai valori cattolici. «Non v'è dubbio. Alemanno ha tentato un approfondimento declinando quei valori aggiornandoli alla situazione contemporanea. Ha richiamato i valori tradizionali ma non vedo rottura». Ma come fa a non vederla? «Senta, Fini ha concluso il suo discorso citando Ezra Pound, che non mi pare possa considerarsi un intellettuale liberal. Insomma, ci sono delle diversità ma mi pare eccessivo immaginare una contrapposizione». Sono però due strade divergenti? «Fini si propone come un leader addirittura al di sopra del Pdl, oltre i suoi confini attuali. Alemanno ne è dentro, lavora per condizionarlo dall'interno, si pone alla guida di una precisa area politica». Quale sarà l'approdo finale per il sindaco di Roma? «È presto per stabilirlo ora. Di sicuro Fini ha esortato tutti a giocare nell'intero campo del Pdl e Gianni ha anticipato questi processi facendo asse con Tremonti e non solo». Quali saranno i riferimenti culturali del Pdl? «Bella domanda. Le ho detto di Gentile, qualcuno ha citato Nietzsche, Prezzolini e lo stesso Pound. Ma non mi faccia fare un altro Pantheon. Voglio solo sottolineare che forse il Novecento non è tutto da buttare».