Franceschini si scusa col Pd
{{IMG_SX}} Un partito da reinventare. Da rifondare, da far ripartire. In qualche modo. Magari ascoltando le richieste di quella famosa base che il vecchio Pci era capace di ascoltare e che il nuovo Pd ha invece ignorato. Dario Franceschini lo dice apertamente ai presidente dei circoli del Partito Democratico arrivati ieri da tutta Italia e riuniti a Roma in assemblea, e chiede pubblicamente perdono: «Vi chiedo scusa per quello che è accaduto in passato. Mentre il gruppo dirigente nazionale era ripiegato su se stesso, voi lavoravate sul territorio». L'impressione è che il «segretario per caso» del Pd abbia una gran voglia di chiudere in fretta con il passato e con gli errori dell'ultimo anno e mezzo. Nessuna accusa a Veltroni, per carità, evocato solo un paio di volte e quasi sempre per ringraziarlo del lavoro svolto, ma Franceschini vuole dare un taglio. E spiega ancora che di liti pubbliche non ce ne dovranno più essere. «Lo scontro ci può essere ma si fa al chiuso non c'è bisogno di farlo sui giornali. D'ora in poi si discuterà all'interno e poi si uscirà con una posizione unica». L'unica cosa che resta della «vecchia gestione» è l'antiberlusconismo. Franceschini apre l'assemblea a metà mattinata con un intervento tutto all'attacco del premier — dal piano casa alle prossime europee — poi si siede e ascolta gli interventi. E la base, per oltre quattro ore, si racconta, chiede, incalza. E, sommessamente, giudica e rimprovera. I presidenti dei circoli — tra i quali ci sono anche candidati alle prossime amministrative, come Federica Frattoni, 36 anni, in corsa per la provincia di Pistoia — insistono sul rinnovamento, sulle liste per le europee «che non devono più essere un premio per chi sta già in politica, c'è bisogno di una rottura», chiedono al partito di rimboccarsi le maniche, di non inseguire il centrodestra e di fare proposte concrete. La sala, all'interno del teatro 15 di Cinecittà nel cuore di uno dei quartieri più popolosi, e popolari, di Roma, il Tuscolano, non è piena anche se l'organizzazione del Pd parla di 60 pullman arrivati e tremila partecipanti. Però c'è curiosità di ascoltare il nuovo segretario. «È un'assemblea diversa — racconta Francesco Piccione, presidente di un circolo di Firenze — in passato, quando le organizzavano i Ds erano più tecniche, di informazione. Oggi si parla più di politica». E Franceschini — completo casual da fine settimana, maglione blu, camicia azzurra e pantaloni marroni — spinge sul tasto della politica. Specialmente nel primo discorso che apre l'assemblea tutto giocato contro Berlusconi, colpevole di «nascondere» l'entità della crisi stessa («mette in campo armi di distrazione di massa»), e ironizzando sulla sua affermazione che il piano casa del governo è piaciuto anche ai vertici europei: «Mi piacerebbe che ci fosse stata una webcam per vedere come glielo ha raccontato il piano casa». Poi è la volta delle europee e di un nuovo attacco al premier che si presenterà capolista nelle cinque circoscrizioni, «omettendo di dire che poi si dovrebbe dimettere subito» vista l'incompatibilità di cariche. «Voglio sfidare Berlusconi — ha spiegato — ma sulla serietà. E il primo atto di serietà è non imbrogliare gli elettori, chiedendo preferenze per un luogo in cui non si metterà mai piede». Ma le liste elettorali delle prossime europee sono un tasto dolente. I delegati chiedono trasparenza, innovazione e il segretario, nel discorso che chiude l'assemblea, si sbilancia e promette «liste forti nelle quali non ci sia alcuna forma di protezione per rinnovare i meccanismi di bilanciamento interni». Parole che tra i presidenti più scaltri non fanno breccia: «Lo sanno tutti che le liste sono già pronte — commenta un delegato toscano — Ad esempio nella circoscrizione dell'Italia centrale è già stato scelto Domenici». Ma le europee non sono solo la scelta dei candidati. Per Franceschini sono anche, insieme alle amministrative, la prima verifica sul campo della sua segreteria. Sa che potrebbero essere la spinta per diventare finalmente leader o la sua pietro tombale. Ieri i presidenti dei circoli gli hanno concesso un'apertura di credito — la segretaria del Pd di Udine, Deborah Serracchiani è stata la più esplicita di tutti: «Veltroni non riusciva più a tenere insieme tutto; le primarie non si potevano fare, ma con Dario ora andiamo bene» — ma ora si aspetta il test di giugno. Franceschini lo sa bene e per far presa gioca la carta più facile, quella dell'antiberlusconismo: «Mancano 77 giorni alle elezioni e in mezzo c'è Pasqua. È una corsa. Ma noi dobbiamo andare in giro tra la gente, le elezioni non si vincono parlando in tv o nei talk-show. Berlusconi è convinto di stravincere per poi andare a fare cose inimmaginabili. Vedo segnali inquietanti. Per questo dobbiamo trovare un milione di italiani che si rimbocchino le maniche e si dedichino a una grande battaglia per difendere la democrazia italiana». La sala applaude. In fondo è quello che voleva sentirsi dire.