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"Siamo pronti anche alla competizione nel Pdl"

Il Ministro Altero Matteoli

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Altero Matteoli c'era nel primo governo Berlusconi, nel '94. E c'era anche nel 2001. E c'è oggi. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, proprio alla vigilia dell'ultimo congresso di An, prova a tracciare un bilancio di una formazione politica nata formalmente solo nel 1995. «Formalmente, sia chiaro», corregge subito Matteoli. Perché «formalmente»? E informalmente quando va collocata la data di nascita? «È un percorso che si può dire che sia cominciato negli anni Settanta». Addirittura negli anni Settanta? «Certamente. Quando Almirante lanciò la Destra nazionale. E poi la Costituente di Destra. Erano i primi tentativi di apertura verso l'esterno con l'ingresso di democristiani come Greggi, storici come Plebe e addirittura partigiani come Giacchero». Eppure Almirante non è stato abbastanza celebrato... «Non lo sarebbe comunque qualunque cosa facessimo. Nessuno di noi può dimenticare il fatto che Almirante abbia tenuto in piedi questa comunità salvandola dall'estinzione, salvando in salvabile, salvandola dagli attacchi esterni e da pericolose tentazioni». E a suo giudizio quali sono state le vittorie più importanti di An? «Due su tutte. Il 1994 e Roma». Partiamo dalla prima. «Il '94, la destra di governo. Tre ministri (Tatarella, Poli Bortone ed io) provenienti dall'esperienza del Msi. Era la fine di una storia, quella che ci aveva escluso dall'arco costituzionale». E Roma? «La vittoria nella capitale da parte di un uomo dio destra, Gianni alemanno. Un uomo che aveva fatto tutto la strada dentro la destra, dalle formazioni giovanili fino a fare il ministro e ora il primo cittadino della Capitale» Ministro, oggi comunque è l'ultima per An. Che congresso sarà? «Quello che mi auguro è che si tratti di un congresso in cui tutti entreranno convintamente». Perché? Non tutti sono convinti? «Il Pdl ci ha fatto vincere le elezioni nazionali, Roma, in Abruzzo, in Sardegna. Non vorrei che si pensasse che è solo uno strumento per vincere ma è l'approdo naturale del percorso intrapreso». Alemanno, la scorsa settimana in chiusura del congresso romano ha esortato tutti a «non chiudersi nel palazzo». Si corre questo rischio? «Siamo un partito che è nato sul territorio. È nato tra la gente. È vissuto nei supermercati, nelle piazze, a fianco ai commercianti piuttosto che agli anziani. Insomma, in mezzo agli italiani. E quello è il nostro posto. Continueremo a farlo, continueremo a lavorare in questo modo». Anche se Berlusocni immagina un partito che abbia anche sezioni esclusivamente virtuali? «Noi staremo tra la gente. È il nostro Dna». A cominiciare dalla prossime Europee. Si parla di doppiette o triplette, An sosterrà in massa i suoi candidati di fatto contro quelli di Forza Italia? «Alle Europee ci sono le preferenze e, quindi, la competizione. Anche nello stesso partito, in questo caso, è naturale competere».

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