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Fare futuro La sfida inizia ora

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Fedele alla sua matrice di partito di massa del primo novecento, ha bisogno di un lavacro congressuale per giungere dove l'altro partner del progetto politico denominato Popolo della Libertà è arrivato nello spazio di un pomeriggio di lavoro. Per gli eredi repubblicani del fascismo si apre una pagina del tutto nuova, con l'ingresso in una grande famiglia politica europea - quella del popolarismo - che fu avversaria del movimento mussoliniano prima e del movimento sociale poi. È una ulteriore e nuova conseguenza del crollo del muro di Berlino e della definitiva fuoriuscita dell'Italia dal ventesimo secolo. Per gli uomini della destra italiana non si tratta tanto di comprendere se l'ingresso nel Pdl rappresenti un'annessione all'anarchica monarchia berlusconiana, quanto invece di abbandonare l'idea stessa del partito quale dimensione totalizzante dell'esperienza politica, per abbracciare quella del partito strumento della competizione per il governo. Non è una differenza da poco. Rimanere ancorati al partito weltanschaung porta come conseguenza l'idea di stabilire regole per prevalere nella competizione interna sul piano dei valori e delle visioni del mondo. Abbracciare una concezione strumentale del partito, riconoscendo il carattere fondativo del carisma del leader, vuol dire imparare a stare assieme tra diversi, uniti da obiettivi comuni. Domenica sapremo se la destra italiana è riuscita, con convinzione, a fare futuro.

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